La trasmissione è stata costruita sulla base delle domande anonime inviate dai telespettatori: domande che non hanno il coraggio di rivolgere a quelle persone considerate “diverse”. E sopo proprio queste ultime a soddisfare finalmente, davanti alla telecamera, le loro curiosità. On-line è già possibile vedere un'anteprima delle domande e delle riposte di persone in sedia rotelle, nani e islamici, in attesa che venga trasmessa, domenica sera, la versione integrale.
Volto e speaker dello speciale è Giacomo Mazzariol (autore del blog Generazione Z su Repubblica.it e del libro “Mio fratello rincorre i dinosauri”), che racconta le paradossali esperienze vissute con suo fratello, quando i pregiudizi e la discrinazione assumono spetto le sembianze della sollecitudine e dello zelo: “Mi fanno passare davanti in coda al supermercato solo perché Gio non parla perfettamente, ha gli occhi da cinese o sta parlando con un dinosauro di plastica. Poi ovviamente chiedono a me quanti anni ha. 'Signora cara, è davanti a te, chiedilo a lui quanti anni ha, può parlare, sa rispondere, è vivo'. Odio il pietismo – continua Mazzariol - è irrispettoso, è denigrante, è ipocrita. Il buon Salinger, che di ipocriti se ne intendeva, diceva che la gente non si accorge mai di nulla. Non ci accorgiamo che abbiamo davanti persone che hanno nomi, cognomi e con cui si può parlare della Juve, del sesso o dei Red Hot Chili Peppers. Se continuiamo a farci assorbire dalla categoria che rappresentano, finiremo per creare dislivelli più insormontabili, un’isola del traffico senza la rampa di accesso. Da quando sono piccolo mi scontro con i pregiudizi delle persone – conclude - L’unico modo per conoscere le persone oggetto di stereotipi è fargli delle domande”. Qui il senso e lo scopo della trasmissione e, in particolare, delle domande poste a chi ha una disabilità.
Le domande a chi è in sedia a ruote. In cinque minuti di domande e risposte, sei persone in carrozzina soddisfano le curiosità di tanto: Chiara, Carlo, Maximiliano, Pietro, Silvia, Marco. “La tua sedia a rotelle la odi o la ami?” è la prima domanda. Diverse le risposte: c'è chi la ama “assolutamente”, chi “a volte la ama, a volte la odia”, chi semplicemente “ci convive”, chi addirittura è diventato un collezionista compulsivo di scooter per disabili, perché noi non usiamo le gambe e tutto quello che ci fa correre ci fa impazzire”. Differenti anche le risposte alla domanda “Ti dà fastidio quando si chinano per parlarti?”. Marco non ha dubbi: “assolutamente sì”, mentre Pietro lo accetta: “io lassù non ci posso arrivare, quindi si devono abbassare loro”. Non ne è infastidita neanche Chiara”. Maximiliano argomenta: “Se si chinano su di me non mi dà fastidio, se mi accarezzano la testa mi dà fastidio, oppure le pacche sulle spalle”. E su questo c'è unanimità: l'eccesso di zelo è segno di “stereotipo”. C'è poi una domanda difficile, che fa prendere tempo a tutti, prima di formulare la risposta: “Cosa invidi a chi può camminare?" E le risposte sono diverse: “Una bella collezione di scarpe bianche, ne ho comprate tante quando non avevo ancora i piedi troppo rattrappiti. Orano n posso più”. Andrea invece non invidia assolutamente niente”, mentre Maximiliano invidia “tutto”. Non c'è spazio, però, per l'autocommiserazione, qui vince l'ironia, la capacità di non prednersi troppo sul serio e di guardare avanti, letteralmente, come suggerisce Chiara sul finale: “vorrei aver fatto n sacco di cose che non ho fatto in questa vita. Le farò nella prossima”. (cl)
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