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Si chiama così la neonata piattaforma virtuale che punta a garantire a tutti il diritto ad una vacanza.
In Europa 80 milioni di persone con disabilità e problematiche connesse sono propense a viaggiare, spesso assieme alle proprie famiglie o con i propri assistenti, ma spesso incontrano numerosi ostacoli negli spostamenti e nei comfort durante il soggiorno. Per dare una risposta a tutte le persone con disabilità che vogliono godersi una vacanza a basso costo in un luogo già allestito per rispondere alle loro esigenze, è stato creato il progetto “Bed&Care”. Si tratta di una piattaforma virtuale che nasce da un’esigenza concreta: integrare un’offerta turistica accessibile con i servizi di assistenza alla persona presenti sul territorio. L’obiettivo è quello di informare i viaggiatori disabili sui servizi disponibili nelle località visitate, ma anche di creare una rete tra le persone, sviluppando un servizio di “house sharing” tra chi ha disabilità simili. Vincitore del concorso Petroleum, promosso dalla Fondazione Obiettivo Lavoro in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture, “Bed&Care” – che ha appena iniziato la sua campagna di promozione – è stato premiato lo scorso 25 novembre presso il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, alla presenza del ministro Martina. Nato da un’idea di Serena Stefanoni e Pier Fabrizio Salberini, un’ex manager e un operatore socio sanitario, ha preso forma lo scorso giugno con l’appoggio della fondazione Obiettivo Lavoro, che ha creduto da subito in un progetto a forte impatto sociale e fortemente innovativo, che mette al primo posto l’esigenza di mobilità di tutti. Ne abbiamo parlato con Serena Stefanoni.
A che punto è l’Italia per quanto riguarda il “turismo accessibile”?
«In base alla nostra esperienza di nuovo operatore che si affaccia in questo panorama, abbiamo riscontrato che le idee sono molte, alcune anche positive, ma a volte vengono lasciate a se stesse e non trovano il modo per poter emergere. Il nostro Paese, per quanto riguarda il tema dell’accessibilità fisica delle strutture, presenta molti problemi e c’è anche una grandissima difficoltà da parte di quelle realtà che lavorano bene nel sociale di comunicare in modo efficace progetti che sarebbero molto importanti per un vasto pubblico».
Quali e quanti ostacoli incontrano le persone con disabilità o gli anziani nell’affrontare spostamenti o soggiorni?
«Le difficoltà sono di ogni ordine e grado. Noi pensiamo sempre all’accessibilità come parametro fisico, ma l’accessibilità va intesa a 360 gradi. Quindi, si deve pensare anche alle difficoltà di tutti coloro che, pur non avendo un problema prettamente fisico, hanno una disabilità sensoriale o di tipo cognito e che hanno una estrema difficoltà a trovare dei canali giusti e dei luoghi in cui possano sentirsi accolte in modo corretto. C’è una conoscenza scarsissima delle esigenze delle persone con disabilità da parte degli albergatori e delle strutture turistiche, in generale. Una delle problematiche maggiori è la scarsa informazione da parte di coloro che lavorano all’interno delle strutture ricettive rispetto alle necessità di quei viaggiatori, che hanno dei bisogni che non sono standard. Io credo che la difficoltà principale coincida con una mancanza di conoscenza e di cultura».
Come nasce il progetto “Bed&Care”?
«Nasce per iniziativa mia e di mio marito (Pier Fabrizio Salberini). L’idea di base sarebbe stata quella di creare una casa vacanze completamente accessibile alle persone con disabilità. Da questa iniziativa ci siamo poi allargati, perchè abbiamo presentato un progetto di rete di scambio case (house sharing) fra persone con disabilità simili. Successivamente, ci siamo resi conto che lo scambio case fra persone con disabilità simili era interessante, ma che le disabilità non si sovrappongono mai e, quindi, abbiamo associato a questo nostro progetto l’idea di costruire una rete fra tutte le associazioni e le cooperative che operano nel terzo settore e che offrono servizi dedicati alle disabilità o agli anziani, in modo da andare a fornire alle persone con disabilità in vacanza tutti quei servizi che avrebbero a disposizione in casa propria, in termini di assistenza, di ausili e di servizi di trasporto. Da lì abbiamo fatto un passo ulteriore, perché abbiamo pensato che poteva essere interessante anche fare un’attività di segnalazione, quindi un booking per tutte quelle strutture alberghiere che sono interessate a lavorare con persone con esigenze speciali. Segnaliamo le strutture sul portale e diamo la possibilità di farsi prenotare dai nostri utenti e, dove possibile, andiamo ad integrare quelli che sono i servizi che offre la struttura ricettiva con i servizi offerti dalle associazioni che fanno parte del nostro network».
Quale riscontro sta avendo il vostro progetto?
«Siamo partiti da poco, lo scorso 25 novembre, ma abbiamo già avuto le prime iscrizioni per quanto riguarda l’home sharing e, per quanto riguarda gli hotel, stiamo ricevendo in questi giorni le prime iscrizioni. Abbiamo anche diverse realtà, che si sono avvicinate al nostro portale. Siamo, però, in una fase di test, perché ora occorre mandare una e-mail al nostro sito e noi provvediamo a prenotare per la persona in questione. Stiamo lavorando, però, alla creazione della rete per poi lanciare, fra qualche mese, un portale che renda automatiche tutte queste operazioni e che metta in rete in modo concreto ed immediato il terzo settore con le strutture ricettive in generale».
C’è anche un risvolto etico nella vostra iniziativa?
«C’è un aspetto nuovo del progetto che stiamo implementando ora e che riguarda la nostra mission etica, perché abbiamo recentemente deciso che il 10 per cento del nostro margine, quindi l’1 per cento del transato, verrà destinato a promuovere le attività delle associazioni che sono nostre affiliate e in più daremo la possibilità alle strutture ricettive di affiliarsi e di poter “adottare” un’associazione, una cooperativa o una onlus. In questo modo, chiunque vada a prenotare un albergo attraverso il nostro sito destinerà il 20 per cento del nostro margine, ovvero il 2 per cento del transato, per finanziare l’associazione scelta dalla struttura alberghiera. In sostanza, il 30 per cento del ricavo di “Bed&Care” è destinato a promuovere attività a forte impatto sociale».
Cosa vi augurate per il futuro?
«Auspichiamo di trovare dei finanziatori che ci aiutino a rendere realtà, nel più breve tempo possibile, il portale. Speriamo di crescere velocemente e creare una rete che sia forte e che possa essere un aiuto per tutte quelle persone che desiderano viaggiare, ma che temono che una volta fuori casa non avranno la possibilità di godere di quel comfort e di quella sicurezza di cui godono quando sono in casa».
a cura di Simone Chiarella
Fonte e Articolo completo su www.retisolidali.it
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