Lettera aperta al Ministro Severino.
Cinque anni fa ho denunciato pubblicamente alla Procura della Repubblica di Varese quello che è successo la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008 a mio fratello Giuseppe Uva.
Mio fratello è morto proprio per quanto ha dovuto sopportare quella notte. Il giudice di Varese ha stabilito questo, e ha ordinato di scoprire perché Giuseppe è stato portato e trattenuto in caserma senza un verbale di fermo, senza un verbale di arresto e senza un verbale di identificazione.
Lo stesso giudice aveva ordinato di scoprire per quale motivo quella notte dall'ano di mio fratello è uscito tanto sangue da imbrattare i suoi pantaloni con una macchia di 16 cm x 10 all'altezza del cavallo.
Un testimone ha dichiarato di averlo sentito urlare per ore e di aver sentito dire dai carabinieri che lo stavano picchiando.
Un testimone ha dichiarato di averlo sentito urlare per ore e di aver sentito dire dai carabinieri che lo stavano picchiando.
Quel testimone chiamò quella notte il 118... ma dalla caserma l'intervento venne respinto.
Il giudice ha ordinato anche di fare indagini su un t.s.o. (trattamento sanitario obbligatorio) disposto dal sindaco Fontana di Varese quanto meno dubbio.
Dopo tutto questo cinque anni fa era stato aperto un fascicolo dal procuratore capo Grigo. Il giudice di Varese l'anno scorso ha sollecitato e intimato la procura di fare indagini, dicendo espressamente che noi avevamo il sacrosanto diritto umano di sapere cosa è successo quella notte al nostro caro.
Bene signor ministro, non solo il Pm Abate non ha fatto (e ora lo posso dire) nulla, ma proprio nulla di quanto era suo dovere fare su ordine del giudice, ma lo ha pure dichiarato pubblicamente, e ha pure insultato il giudice.
Signor ministro, al Dott. Abate non piacciono i Gip, infatti la notizia di reato riguardante le torture subite da mio fratello non deve essere sottoposta all'esame del Gip.
Al Gip il dott. Abate porta imputati accusati di colpa medica, ma nessuno di quelli che hanno usato violenza su Giuseppe, nessuno di quelli che lo hanno sequestrato, portato e trattenuto contro la sua volontà nella caserma dei carabinieri.
Nemmeno per chiedere l'archiviazione perché sa benissimo che nessuno lo archivierebbe mai.
Siccome però sul tavolo dell'avvocato generale di Milano vi era una istanza di avvocazione presentata dai miei legali proprio su quel fascicolo n. 5509, con indagati da identificare da due anni, per evitare che gli venisse sottratto, portò su quello stesso fascicolo a giudizio me e i giornalisti delle Iene per diffamazione.
Ma vede Signor ministro, al Dott. Abate non piacciono proprio i Gip, perché vedrà che io e le Iene andremo a giudizio direttamente, senza passare dalla necessaria udienza preliminare, dal suo amico presidente del tribunale.
Signor ministro, io sono disperata, mi dicono che il dott. Abate è molto potente e molto protetto, ed in effetti me ne ha fatte di tutti i colori, buttando fuori me, Patrizia Moretti e Ilaria Cucchi più volte dal tribunale senza motivo, e addirittura accusandomi di avere provocato io il sangue che usciva dall'ano di mio fratello già cadavere.
Tutto quello che è successo la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008 viene cestinato dal Pm in una ormai prossima archiviazione, in barba ad ogni principio della obbligatorietà dell'azione penale. La mia denuncia di allora viene portata ai Gip con imputati e accuse che nulla c'entrano con quello che è successo nella caserma dei carabinieri.
Io di legge non ne capisco proprio nulla, ma posso dire che provo rabbia, dolore, ma anche paura.
Varese è una città piccola e il pm Abate mi ha già fatto capire a suo modo che la farà pagare a me, ai miei avvocati e ai miei più vicini amici.
Varese è una città piccola e il pm Abate mi ha già fatto capire a suo modo che la farà pagare a me, ai miei avvocati e ai miei più vicini amici.
Tanto quello che è successo a Giuseppe non verrà mai portato in un'aula di tribunale.
La prescrizione si avvicina e qui a Varese lo Stato non esiste per noi.
Con rispetto,
Lucia Uva
Leggi Approfondimento da Minonea's Blog La verità su Giuseppe Uva
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