L’elettroshock? Una terapia efficace e sicura ma demonizzata perché alle sue spalle non c’è l’industria farmaceutica internazionale, che ha tutto l’interesse a cavalcare le resistenze legate a questo tipo di trattamento. L’appello a favore della terapia elettroconvulsivante (Tec) (nome scientifico dell’elettroshock), arriva dal Dipartimento di Salute Mentale della Asl 5 di Oristano, l’unico in Sardegna, e uno dei pochi in Italia (gli altri quattro sono a Brunico, Montichiari, Milano e Pisa) ad effettuare questa terapia praticata per la prima volta nel 1938 proprio da due italiani.
All’ospedale San Martino di Oristano nel 2012 sono stati trattati 17 pazienti, di cui nove donne e otto uomini. Età media una cinquantina di anni, sette residenti in provincia di Oristano, dieci provenienti dal resto dell’Isola. “Tutti i pazienti – ha spiegato il dottor Giampaolo Minnai nel corso di un convegno organizzato per sfatare tabù e pregiudizi legati alla Tec – soffrivano di depressione e si erano sottoposti senza successo a trattamenti farmacologici. Nove avevano anche tentato il suicidio ed erano a rischio di riprovarci. Sei su 17, inoltre, erano laureati”. Secondo lo psichiatra Piergiorgio Salis, i più recenti studi statunitensi e inglesi provano che questo tipo di trattamento della depressione ha una maggiore rapidità d’azione, meno effetti collaterali e migliori risultati clinici rispetto alla terapia farmacologica. Ma c’é di più: per i medici del Servizio di Igiene Mentale dell’Asl oristanese, la Tec non solo non è colpevole o dannosa, ma oltre a curare la depressione “migliora l’attività cerebrale e ha effetti benefici sul sistema nervoso centrale”.
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