Negli studi sul rapporto tra cellulari e tumori, il fattore determinante potrebbe essere quello dei condizionamenti economici. Delle grandi aziende su chi fa ricerca.
Mentre tutti i giornali sparavano la notizia della (timida) retromarcia dell’Oms, che ha definito
“potenzialmente cancerogeni” i telefonini, un gruppo di epidemiologi italiani, guidati da Angelo Levis, ha evidenziato un aspetto ben più interessante: gli studi effettuati “in cieco” (in cui, cioè, i ricercatori non sono a conoscenza se un soggetto faccia parte del gruppo degli esposti a un fattore cancerogeno o del gruppo di controllo) e non finanziati dalle aziende
mostrano una correlazione positiva tra uso prolungato dei cellulari e aumento dei tumori del nervo acustico. Gli studi non “in cieco” invece non mostrano correlazioni. E finiscono quindi per assolvere i telefonini. I ricercatori italiani, spulciando i dati degli studi pubblicati finora, hanno scoperto che le ricerche che danno esito negativo sono basate su gruppi eterogenei di popolazione e considerano periodi di esposizione troppo brevi.Spiega Valerio Gennaro, epidemiologo dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro:
«Se si scompongono i dati e si concentra l’attenzione sulla popolazione altamente esposta (oltre le 4 ore al giorno di uso dei cellulari), per un periodo maggiore di 10 anni, si nota che il rischio di tumori cerebrali monolaterali raddoppia rispetto agli altri».di Emanuele Isonio
fonte : Valori – Mensile di economia sociale, finanza etica e sostenibilità
1 commento:
Così è se vi pare!
Un saluto dopo due anni di assenza dai blog.
Gabriella
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