08 giugno 2013
Europei U21: stadi costruiti sulle macerie dei villaggi palestinesi
Pubblichiamo l’intervento di Graziella Adwan apparso su Frontiere News che illustra come sotto ogni stadio in cui si giocherà la coppa d’Europa ci siano i resti di interi quartieri palestinesi
Il mese di giugno segna l’inizio della coppa europea di calcio under 21. Il fischio d’inizio sarà oggi, 5 giugno, corrispondente alla data in cui, nel 1967, l’esercito israeliano occupò i territori palestinesi. L’esodo forzato palestinese (soprattutto nel periodo della Nakba, dopo il ’48, ma anche in quello della Naksa, dopo il ’67) si svolse con una pulizia etnica e territoriale ancora oggi non ben definita numericamente (continui i ritrovamenti di fosse comuni negli attuali territori israeliani). L’epurazione territoriale avvenne con il fuoco e con la cancellazione dalle mappe di centinaia di villaggi palestinesi. Molte persone riuscirono a fuggire, molte altre invece trovarono la morte da parte delle bande sioniste (tra le quali Banda Stern, Irgun e Haganah). Sulla maggior parte dei villaggi palestinesi distrutti o depopolati sono poi stati costruiti insediamenti ebraici o città (come avvenuto per molti quartieri di Tel Aviv). Sotto ogni stadio in cui si giocherà la coppa d’Europa ci sono i resti di interi quartieri palestinesi.
TEL AVIV, stadio Bloomfield – Qui nel ’48 venne espulsa con la forza la squadra palestinese Shabab al-Arab.
TEL AVIV, stadio Ramat Can (di riserva) – Qui sotto c’erano i villaggi Jarisha e al-Jammasin al-Sharqi, facendosi forza della legge detta “della proprietà degli assenti”, Israele si è impadronito delle terre lasciate dai profughi che scelsero la fuga alla morte.
PETAH TIKVA, stadio di HeMoshava – Ancora visibili i resti del villaggio Fajje.
NETHANYA, Municipal Stadium – Nel ’48 venne eseguita pulizia etnica e territoriale del villaggio Beyyarat Hamum.
GERUSALEMME, Teddy Stadium – Anche qui la strage di al-Maliha messa in atto dalle bande terroristiche Irgun Zval Levni e Palmach uccisero quasi tutti gli abitanti.
Deir Yassin, uno dei massacri peggiori, circa 250 corpi furono ritrovati dalla Croce Rossa: quando gli abitanti si rifiutarono di lasciare le case, furono lanciate bombe incendiarie per costringere la popolazione ad uscire di casa per poi sparare loro a vista. Solo dopo due giorni venne accordato alla Croce Rossa di entrare nel territorio, avendo così il tempo di nascondere i cadaveri, addirittura cambiarono le indicazioni stradali per indurre in errore le squadre di soccorso.
Il popolo sportivo (e non) ha tentato, attraverso petizioni e lettere a Michel Platinì, di non far svolgere questo avvenimento calcistico in Israele. Tutto è rimasto senza risposta e oggi ci sarà il via alla competizione. Anche i palestinesi hanno cercato di far valere i loro diritti, in quanto sarà molto difficile per loro assistere alle partite permanendo il divieto per gli abitanti della Cisgiordania di entrare in Israele senza permessi.
Il giocatore palestinese Mahmoud Sarsak (che per tre anni è stato rinchiuso in un carcere israeliano con l’accusa di terrorismo, anche se non formalizzata) stava passando il checkpoint di al-Erez per giocare una partita di calcio. Ora libero, ha tentato di convincere la UEFA a non far svolgere in Israele la competizione, mettendo in evidenza la situazione che a tutt’oggi subiscono i palestinesi. Ancora oggi la Nakba prosegue e si è aggiunta l’apartheid che giornalmente si attua nei confronti della popolazione araba.
Graziella Adwan
da http://www.arrexini.info/europei-u21-stadi-costruiti-sulle-macerie-dei-villaggi-palestinesi/
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