06 giugno 2013

Con il cordone donato salvate 30 mila persone nel mondo


La Milano Cord Blood Bank compie venti anni con oltre 500 trapianti e 30.000 donazioni.

Ogni bimbo che nasce ne può salvare un altro, magari dall'altra parte del mondo con la semplice donazione del cordone ombelicale.
Lo sanno bene alla Milano Cord Blood Bank, la più importante delle 18 banche del cordone ombelicale italiane che quest'anno l'8 giugno, con un convegno internazionale, festeggia i venti anni di vita. In tanti anni oltre mille ostetriche hanno raccolto a favore della banca di Milano circa 32 mila donazioni di sangue del cordone ombelicale in 41 diverse sale parto in Lombardia nella provincia di Trento. E oggi, grazie alla solidarietà di tante mamme (e papà) alla Cord Blood Bank di Milano sono disponibili diecimila donazioni congelate e idonee per il trapianto e finora sono già stati eseguiti 526 trapianti in 177 centri in tutto il mondo. «Sappiamo che la metà delle persone trapiantate è oggi ancora viva - racconta Paolo Rebulla, ematologo, per 13 anni responsabile della Milano Cord Blood Bank - e per noi è grande traguardo. Qualche mese fa abbiamo inviato in Cile una donazione conservata per 17 anni per una ragazzina che è stata trapiantata e ora sta bene. Di recente sono venuti a trovarci di persona i nonni di una bambina francese salvata da un trapianto di sangue ombelicale conservato nella nostra banca. Le storie sono tante, e ognuna di questa ci dà la spinta a fare sempre di più».

I NUMERI - Il cordone è vita che rigenera vita. In tutto il mondo esistono 150 banche, 600 mila donazioni disponibili congelate e sono stati effettuati 30 mila trapianti. L'obiettivo? «Far crescere ancora di più le donazioni, arrivare a un milione e 200 mila donazioni disponibili nel mondo, così ci sarà un cordone disponibile per tutti» chiarisce Rebulla. E anche aumentare il numero di banche: «In Africa e in Asia infatti non esistono» spiega Pierluigi Vasilotta, oncologo e socio del Lions Club,promotore insieme alla Fondazione IRCCS dell'Ospedale Maggiore Policlinico di Milano del congresso.

A COSA SERVONO - Le staminali del sangue cordonale, come quelle del midollo osseo sono utili con trapianto allogenico, ovvero tra donatore e ricevente diversi contro leucemie, linfomi, talassemie, immunodeficienze e alcuni difetti metabolici. Nonostante gli annunci di molte scoperte che talvolta vengono pubblicizzati, oggi non esistono ancora applicazioni per malattie come Alzheimer o traumi spinali. La comunità scientifica non incoraggia la conservazione autologa, cioè per se stessi, del cordone ombelicale perché sottrae risorse a terapie efficaci, mentre il sangue è un bene pubblico di interesse primario. Inoltre le staminali della stessa persona che si è ammalata potrebbero contenere dei precursori della malattia e facilitarne il ritorno.

I VANTAGGI - Le cellule staminali del sangue cordonale sono emopoietiche, in grado di dare origine a tutte le cellule del sangue, globuli rossi, bianche e piastrine. Rappresentano quindi una risorsa preziosa per rigenerare l'ambiente midollare danneggiato. «Delle cellule staminali conservate - prosegue Rebolla - se ne utilizza circa il 5%perché servono per un numero limitato di malati. Rispetto al sangue midollare, per quello ombelicale serve una compatibilità meno stringente: bastano 4 fattori genetici su 6 contro i 6 su 6». Non tutti i cordoni donati possono essere utilizzati perché il materiale disponibile alla donazione deve essere tipizzato (cioè classificato secondo le caratteristiche indispensabili per stabilire la compatibilità) e poi congelato. Il successo del trapianto è legato alla quantità di cellule isolate, e dal momento che conservarle costa tra i 1.000 e i 2.000 euro vengono selezionati solo i «più ricchi».

NUOVE FRONTIERE - Nel convegno dell'8 giugno si parlerà proprio di come utilizzare quei cordoni ombelicali che oggi vengono scartati con nuovi prodotti (ad esempio un nuovo gel piastrinico che ha una particolare efficacia terapeutica per ulcere cutanee). «Questi nuovi emocomponenti consentiranno di valorizzare la generosità che molti genitori manifestano verso la donazione a favore della collettività, rispetto alla conservazione commerciale autologa» conclude Rebulla. Ospite d'eccezione Eliane Gluckman da Parigi, celebre ematologa che nel 1988 eseguì il primo trapianto di cellule staminali da sangue cordonale su un bambino affetto da anemia aplastica

Cristina Marrone
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