Così la signora Patrizia non si arrende e cerca su internet una risposta al suo stato di salute. “Digitando i miei sintomi ho scoperto questa malattia, la MCS, e ho contattato il dottor Genovesi all'Ospedale Umberto I di Roma”. Dopo la prima visita con l'esperto di Medicina sperimentale, fisiopatologia medica ed endocrinologia arrivano le analisi effettuate in laboratori inglesi e americani, perchè in Italia non c'è la strumentazione. “Le risposte hanno confermato la natura genetica della mia malattia così ho iniziato la terapia”. Una vera e propria cura non c'è. In pratica la terapia consiste nella disintossicazione del corpo. “In Italia i farmaci non si trovano – prosegue –così li ordino in Svizzera”. Una spesa non da poco, con costi mensili che vanno dai 200 ai 300 euro, a totale carico della signora, così come le analisi che vanno ripetute un paio di volte all'anno e che costano quasi un migliaio di euro. Per non parlare dei saponi naturali per lavarsi, pulire e lavare i panni che si comprano in farmacia o su internet. La sindrome è talmente invalidante che non permette alla signora di lavorare, facendo venire meno un entrata essenziale per mantenere le cure. “Lavoravo in un calzaturificio ma da nove mesi ho dovuto smettere e sono troppo giovane per andare in pensione. Al momento sono in malattia ma una volta esaurita non avrò altra scelta che licenziarmi”. Una decisione dalle conseguenze economiche pesantissime. “Lavora solo mio marito, mio figlio al momento è disoccupato e con tutte le spese per la MCS sarà difficilissimo tirare avanti con un solo stipendio”. “Il problema vero – ribatte la signora Mirti –è che la Regione Umbria non la riconosce come malattia e al contrario di quello che avviene in altre parti d'Italia nessuno sa che cosa sia”. Marche, Toscana, Lazio, Veneto, Sicilia, Abruzzo, Molise ed Emilia Romagna si sono già attivate e chi è affetto da MCS si vede riconoscere il proprio status. “Noi malati umbri invece per la legge non lo siamo. Quindi ci dobbiamo pagare le cure, le visite, non possiamo lavorare ma non abbiamo diritto a rimborsi o pensione di invalidità perchè la nostra patologia in questi confini non c'è, mentre in tutto il resto del centro Italia sì”. Patrizia Mirti sta portando avanti la battaglia insieme ad altri malati umbri. “Al momento sono in contatto con tre persone, ma è impossibile sapere quanti siamo dal momento che non esiste un centro a cui far riferimento. Alla Medicina del lavoro di Terni pensano di star seguendo una quarantina di persone con sintomi simili, ma senza analisi la conferma non c'è”. Inoltre in molti potrebbero esserne affetti ma non saperlo: la MCS si presenta in modo diverso a seconda del grado di intossicazione del corpo e i sintomi non sono gli stessi.
di Eleonora Sarri
FONTE: Corriere Umbria
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