di Paolo Piras*
Sette permessi di ricerca per risorse geotermiche, due permessi di ricerca per idrocarburi a terra, un permesso di ricerca attivo e due attualmente respinti per ricerche di idrocarburi a mare, per un totale di oltre 200mila ettari di territorio sardo da sottoporre, o in parte già sottoposti, a sondaggi geognostici.
Se negli ultimi anni sono stati i parchi
eolici e fotovoltaici la nuova frontiera della sperimentazione
energetica in Sardegna, ora sembra arrivato il momento di passare dalla
superficie alla crosta terrestre, e al posto dei pannelli solari si vede
in lontananza l’arrivo delle trivelle.
Permessi di ricerca distribuiti un po’ in tutta l’isola: dai permessi per idrocarburi Eleonora e Puma Petroleum nell’oristanese ai permesso Sedini e Martis nell’Anglona, senza dimenticare Siliqua e Igia nel
Medio Campidano e nel Cagliaritano. Ma le affinità con la questione
eolico non si limitano soltanto all’estensione territoriale: diventa
molto importante anche in questi casi capire chi richiede le autorizzazioni.
A richiedere i permessi per la ricerca di idrocarburi a terra è la Saras S.p.A.,
ma la società referente per il progetto di trivellazione esplorativa
nel comune di Arborea è una piccola s.r.l. costituita appositamente: la SarGas s.r.l. con un capitale sociale di appena 10.000 euro. E sempre una s.r.l. è la Puma Petroleum, con sede a Milano e capitale sociale di 120.000 euro, controllata dalla multinazionale australiana Key Petroleum.
L’importanza delle dimensioni del capitale sociale delle società la
evidenzia una circolare del Ministero dello Sviluppo Economico datata 30
ottobre 2012, che in base ad un decreto direttoriale del 22 marzo 2011 “stabilisce
l’obbligo per taluni soggetti richiedenti permessi di ricerca e
concessioni di coltivazione di prestare pertinente ed idonea garanzia
finanziaria. I soggetti che devono presentare tali garanzie finanziarie
sono le Società aventi capitale sociale versato inferiore a 10 milioni
di euro, purché superiore a 120.000 euro“.
In sostanza: si richiede una fideiussione
bancaria a tutte le società titolari di permessi di ricerca con
capitale sociale superiore a 120.000 euro ma inferiore a 10 milioni. Escludendo
di fatto non solo le società titolari di permesso di ricerca in
Sardegna, ma il 99 % delle società operanti nel settore in tutta Italia.
Se, ad esempio, invece della SarGas s.r.l. la trivellazione esplorativa
venisse effettuata a nome di Saras S.p.A., questa sarebbe comunque
esclusa dal presentare una fideiussione bancaria in quanto il suo
capitale sociale ammonta a circa 54 milioni di euro.
Le s.r.l. la fanno da padrone anche per i permessi di ricerca di risorse geotermiche: dalla IMI Fabi Sardegna titolare del permesso Bagni Oddini
di appena 8 kmq nei comuni di Orotelli e Orani – società controllata
dalla IMI Fabi S.p.A. che negli stessi comuni opera nel settore
dell’estrazione mineraria di talco – alla Geoenergy s.r.l. titolare di tre permessi nel sassarese e nel campidano, fino alla Exergia Toscana titolare del permesso Cuglieri nel Montiferru.
Queste ultime due società, per quanto con
nomi diversi, hanno entrambe sede allo stesso indirizzo di Pisa, e sono
controllate più o meno indirettamente (la Geoenergy s.r.l. è controllata
tramite la fiduciaria del MontePaschi di Siena) dalla ItalBrevetti, società a sua volta gestita da Idreg Liguria S.p.A. facente parte del gruppo FISI GmH con sede in Germania. Tutte società controllate dalla holding di partecipazione di Marco Marenco, imprenditore astigiano con interessi nel settore energetico dal Nord Italia all’est europeo.
Nella holding di Marenco rientra anche la società Exergia
– differente da Exergia Toscana operante in Sardegna – coinvolta,
insieme ad altre società del settore, in una delicata faccenda di
mancati pagamenti di gas metano alla Snam la scorsa estate, che ha
causato un buco di oltre 300 milioni di fatture non pagate. Un mondo,
quello del commercio energetico, dove la finanza gioca ormai un ruolo
determinante, quasi più della politica.
Tutti questi permessi di ricerca hanno in comune l’autorità a cui rivolgersi per ottenere le autorizzazioni:
la Regione Sardegna. Sia per quanto riguarda i permessi di ricerca per
idrocarburi – per via dello Statuto Autonomo – sia per le risorse
geotermiche, in quanto le risorse presenti in Sardegna vengono
considerate a media entalpia e dunque secondo la
normativa sono da reputare di interesse locale e non nazionale. Tutti
dati peraltro esplicitati negli studi preliminari ambientali depositati
in Regione. Studi che, a leggerli bene, sembrano molto simili tra loro.
Resta infine a discrezione degli enti regionali il livello di coinvolgimento degli enti locali,
comuni in primis, alcuni dei quali hanno più volte dichiarato di non
essere a conoscenza dei progetti previsti sul proprio territorio. Un
livello di trasparenza elevato, visti i precedenti che si sono già verificati in Sardegna, sarebbe il minimo richiesto in questi casi.
*Articolo pubblicato su SardiniaPost il 29.12.2012
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