04 giugno 2012

Monti possibile indagato? “Manipolazione di mercato pluriaggravata e continuata”

La stesura di questo post è stata modificata dopo la prima stesura

Sembra incredibile, ma basta andare su questa pagina della New York University, per avere conferma di qualcosa su cui tutti i media tacciono pur essendo di fatto una bomba: il premier italiano è membro del Senior European Advisory Council of Moody’s. Vale a dire è tra coloro che contribuiscono a dare giudizi sulle aziende e sugli stati europei che poi l’agenzia di rating diffonde, causando a volte sfracelli. Siamo già molto oltre il conflitto di interessi, siamo al dramma e alla farsa di una democrazia.
Quanto alla possibilità di essere indagato deriva dall’inchiesta portata avanti dalla Procura di Trani fin dal 2010, su denuncia dell’Adusbef e della Federconsumatori: le due associazioni si decisero a coinvolgere la magistratura dopo un report di Moody’s del 6 maggio 2010 che concludeva etichettando l’ Italia come “Paese a rischio”. L’inchiesta si è allargata poi alle altre agenzie di rating Fitch e Standars e Poor’s , anch’esse coinvolte in giudizi che hanno portato poi al degradarsi della situazione economica. Proprio in questi giorni l’inchiesta su S&B si è chiusa con l’ipotesi di reato di manipolazione di mercato continuata e pluriaggravata a carico di cinque persone: il presidente di Standard & Poor’s financial service Deven Sharma, il managing director del rating di Londra Yann Le Pallec, Eileen Zhang (di S&P Europe); Frankiln Crawford Gill e Moritz Kraemer della direzione europea del rating sui debiti sovrani. Secondo i magistrati queste persone, “attraverso descritti artifici, a carattere informativo – costituenti condotte solo in apparenza lecite, ma effettivamente illecite per come combinate fra loro, con modalità e tempi accuratamente pianificati – fornivano intenzionalmente ai mercati finanziari, quindi agli investitori, un’informazione tendenziosa e distorta (come tale anche “falsata”) in merito all’affidabilità creditizia italiana ed alle iniziative di risanamento e rilancio economico adottate dal governo italiano, per modo di disincentivare l’acquisto di titoli del debito pubblico italiano e deprezzarne, così, il valore”.
Che le agenzie di rating fossero nient’altro che interessati ufficiali di rotta della speculazione finanziaria, pesci remora degli squali, pronti a cibarsi dei resti del banchetto, è assolutamente chiaro a chiunque, ma in questo caso i magistrati hanno ricostruito un filo logico che rende difficile giustificare i giudizi come semplice “opinione”. E con l’imputazione di manipolazione di mercato sulla quale sarà chiamata ad esprimersi anche la Consob, S&B rischia il divieto di operare in Italia.
Questo però è solo un ramo dell’inchiesta, rimangono aperti quelli su Fitch e Moody’s. Senonché c’è un fatto clamoroso sebbene finora sconosciuto: il premier italiano è advisor proprio di una di quelle agenzie di rating grazie anche alle quali si è creata quell’emergenza che lo ha portato a capo del governo. Per la verità qualche cosa riguardo a questa incredibile opacità era trapelata, ma a parte una citazione di questa singolare posizione del professor premier nella brochure di un convegno tenutosi in Bocconi nel 2006 (qui) era praticamente impossibile fare altri accertamenti. Ma ora la piccola biografia della New York University, aggiornata al 2011 e di certo non smentita, parrebbe indicare che egli era ancora nel consiglio di Moody’s in tempi recentissimi e comunque all’epoca dei fatti di cui si occupa l’inchiesta dei magistrati di Trani.
Non so se Monti salendo a Palazzo Chigi, abbia avuto il buon gusto di rinunciare a sedere nel Senior European Advisory Council di Moody’s o se ne sia andato prima o sieda ancora tra i ben remunerati consigliori dell’agenzia di rating. Ma è stupefacente che un’intera classe politica non abbia sentito il bisogno di andare a fondo su un conflitto di questo genere e lo stesso Monti non paia avere la minima intenzione di chiarire il punto, affidandosi al silenzio dei media. Anche perché è evidente che aver collaborato a “una destabilizzazione dell’immagine, prestigio e affidamento creditizio dell’Italia sui mercati finanziari” come dicono i magistrati, per poi diventarne come se niente fosse il premier, in parte grazie ai giudizi di Moody’s, appartiene alla peggiore storia possibile.
Certo è assai strano che dopo il declassamento di 26 banche italiani da parte di Moody’s che ha suscitato un vespaio di reazioni dei partiti e indotto la Consob a convocare i responsabili dell’agenzia di rating, dal governo, così prodigo di dichiarazioni, consigli e fantasie, non è venuto un fiato.
Ecco cosa rimane della “trasparenza” promessa il primo giorno: il silenzio totale del protagonista e del Palazzo che gli tiene bordone, l’omertà complice dei media, la cecità di un Paese per il quale il premier e il suo governo sono la sabbia sotto la quale nascondere la testa. Se fossi in Moody’s darei una bella D: fallimento assicurato.

By ilsimplicissimus  
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AGGIORNAMENTO: 6 GIUGNO 2012 - Monti replica a «Libero»: «Mai partecipato alla valutazione del rating di Moody's» Il premier nega di aver mai contribuito alla formazione del giudizio sugli Stati nazionali, Italia inclusa.
Mario Monti (Ansa)
ANSA
MILANO - Monti si difende dalle accuse. Provenienti dal quotidiano «Libero». Che senza mezzi termini accusa il premier di aver complottato per mandare via l'amato Silvio Berlusconi. Avendo partecipato in passato alla formazione del rating degli Stati nazionali dell'agenzia «Moody's», come le altre agenzie di rating sotto inchiesta da parte della procura di Trani. A difesa del presidente del Consiglio scende ovviamente in campo Palazzo Chigi che con una nota «in riferimento ad indiscrezioni di stampa» spiega che «si conferma che il prof. Mario Monti, come a suo tempo venne pubblicamente comunicato, è stato membro del Senior European Advisory Council di Moody's dal luglio 2005 al gennaio 2009, periodo in cui ricopriva l'incarico di presidente dell'Università Bocconi». «Tale Advisory Board - prosegue la nota - comportava la partecipazione a due-tre riunioni all'anno che avevano per oggetto scambi di vedute sull'integrazione europea e sulla politica economica dell'Unione europea e - si sottolinea da Palazzo Chigi - non la valutazione, neppure in via indiretta, di stati o imprese sotto il profilo del rating». MEMBRI DEL BOARD - La nota di Palazzo Chigi si chiude ricordando che «nel periodo in questione, gli altri membri del Board erano Hans Tietmeyer, ex presidente della Deutsche Bundesbank; Francis Mer, ex ministro francese dell'Economia e delle Finanze; Howard Davis, ex presidente della Financial Services Authority britannica; Olle Schmidt, membro svedese del Parlamento Europeo; Leszek Balcerowicz, ex ministro delle finanze della Polonia».
 
 

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