11 ottobre 2010

Dilatati i tempi per le visite delle pensioni, chi sta male ci rimette

Il signor Giuseppe ha un cancro che lo sta divorando. Sa che non ne avrà per molto. Due mesi fa suo figlio ha chiesto di poterlo assistere. Aspetta ancora una risposta. Suo padre si è aggravato, è in una struttura di lungodegenza. «Quando mi riconosceranno il congedo, probabilmente non servirà più. Lui sarà già morto».
Danni collaterali. Conseguenze impreviste dell’ennesimo giro di vite per smascherare i falsi invalidi scattato il primo ottobre. Precauzione necessaria, a giudicare dall’ultimo rapporto della Cgia di Mestre: più 25 per cento di invalidi civili tra il 2005 e il 2009, con una spesa lievitata del 36 per cento, fino a 13 miliardi di euro l’anno. Crescita vertiginosa, che però non tiene conto di un dettaglio: dal 2001 le procedure, prima gestite dalle prefetture, sono passate in capo alle Regioni; e il Piemonte, tanto per fare un esempio, si è trovato con 40 mila casi pratiche in arretrato da smaltire.
I falsi invalidi, qui, sono merce piuttosto rara. Basti pensare che dei 12 mila non vedenti che percepiscono un assegno, soltanto uno è stato pizzicato a truffare lo Stato. Ecco perché l’offensiva contro i furbetti, fortemente voluta dal ministro Brunetta, almeno in Piemonte comincia a capovolgersi. Le nuove regole stanno ostacolando non poco chi alla pensione avrebbe diritto, denunciano associazioni e sindacati.
Il sistema che avrebbe dovuto assicurare a chi ne ha diritto l’assegno nell’arco di tre o quattro mesi, non è mai decollato: sistema telematico in tilt, domande che si perdono in mille rivoli. «La percezione è che si voglia ridurre il numero degli accompagnamenti, i contribuiti a chi ha bisogno di un’assistenza continuativa», ragiona Domenica Genisio, presidente della commissione Servizi sociali del Comune, che qualche giorno fa ha convocato Inps, Asl e associazioni a Palazzo Civico. «Anche i tempi per ottenere il congedo per assistere un parente gravemente malato si stanno dilatando: da 4-5 mesi a un anno». È il caso del signor Giuseppe.
Fino a qualche anno fa, la procedura per ottenere la pensione passava attraverso le Asl. Oggi non più: si passa dall’Inps, e la commissione medica è formata, oltre che da due medici dell’Asl, anche da uno dell’Inps. Si compila una relazione e, entro otto giorni, l’istituto previdenziale può validarla o chiedere supplementi d’indagine. «Prima accadeva di rado. Dal primo ottobre, invece, sistematicamente l’Inps ordina per tutti il controllo supplementare», denuncia Alberto Goffi, consigliere regionale dell’Udc, che ha presentato un’interrogazione in Regione mentre il suo collega di partito Mauro Libè ha chiesto lumi al governo.
In provincia di Torino ogni anno circa 55 mila persone chiedono una pensione d’invalidità, 38 mila a Torino. Significa quasi 5 mila domande al mese.  Cosa succederà ora che le visite saranno raddoppiate, senza contare l’arretrato di 15 mila pratiche ancora da smaltire? Di sicuro lo Stato risparmierà. Le prime avvisaglie sono sotto gli occhi di tutti: «Ci sono ritardi nelle convocazioni per i controlli e anche nell’erogazione degli assegni», rivela Anna Greco del patronato Inca-Cgil. Cinque o sei mesi in più per tutte le pratiche, comprese quelle che riguardano i malati terminali. «Per loro la legge prevede visite entro 15 giorni dalla domanda, ma siamo lontani anni luce».
Non è inconveniente di poco conto. I congedi permettono ai parenti dei malati terminali di potersi assentare dal lavoro per assisterli. «Se i tempi slittano, quanti moriranno prima di vedersi riconoscere quel spetta loro?», si chiede Goffi, che arriva a contestare i dati sulla riduzione delle pensioni d’invalidità dopo l’offensiva anti-furbetti: «Non è vero che sono diminuite. Sono i tempi a essersi dilatati. La verità è che Brunetta e la Lega, per smascherare chi truffa lo Stato (e in Piemonte sono pochi) stanno danneggiando tutti».

fonte La Stampa

2 commenti:

nonno enio ha detto...

una cosa analoga è capitata quando è morto mio cognato!

Ernest ha detto...

Che vergogna!