07 febbraio 2015

Va in scena "Voce clandestina", il teatro accessibile a tutti

Il Teatro dell'Assedio con il suo Laboratorio Permanente presenta “Voce clandestina”, uno spettacolo allestito in collaborazione con l'associazione studentesca “LiberLabor” e il Teatro Lux di Pisa, che andrà in scena al Teatro Lux dal 5 all'8 febbraio (il 5,6 e 7 alle ore 21.15, l'8 alle 18.10).
Quaranta attori saliranno sul palco per uno spettacolo di teatro-canzone completamente originale, scritto e diretto dal regista e drammaturgo livornese Michelangelo Ricci (già direttore artistico del Teatro del Porto di Livorno, didatta e operatore culturale, che ha collaborato con numerosi enti pubblici, scuole e facoltà universitarie) e con la collaborazione del regista e attore Maurizio Muzzi, l'attrice Giusi Salvia e il fotografo Gianluca Palazzolo.

Il gruppo di lavoro, di ottimo livello, da ottobre ha aperto un laboratorio teatrale libero e gratuito, finalizzato all'auto-produzione e alla formazione di attrici e attori, mescolando professionisti e principianti senza limiti di età o di intenzioni, rendendo così tutti protagonisti di nuovi allestimenti, in un percorso denso e articolato sul corpo, sulla voce e l'espressività teatrale.
Un lavoro ad ampio raggio che ha compreso le pratiche d'allestimento scenico, dei costumi e la promozione, tutto questo per rendere attrici e attori più consapevoli della materialità del teatro, per un percorso che vede nella restituzione del lavoro il motore dell'apprendimento, escludendo la monetizzazione dei saperi, praticando quindi la gratuità e il “baratto” tra conduttori e partecipanti, sino ad un'amalgama di attività e di responsabilità. Il risultato è un diverso modulo produttivo, un teatro non selettivo, partecipato e attivo.
“Voce Clandestina” riassume e restituisce questa prima parte del percorso. Attraverso una narrazione fisica, musicale e attoriale, lo spettacolo metterà la “clandestinità” al centro di temi necessari come la libertà e la sopraffazione, l'uguaglianza e le disparità, muovendosi tra tematiche storiche ed economiche, personali e sociali, usando ora la leggerezza di un canto o l'ironia di un dialogo, la forza di una performance  e il rigore di un monologo.
Un teatro che vuole guardare  negli  occhi lo spettatore, per una visione più ampia della clandestinità. Una parola e un concetto che coinvolge tutti. Una clandestinità subita e necessaria, che i quaranta protagonisti porteranno sulla scena con la forza di un percorso formativo e artistico intenso e vissuto.

Articolo interamente tratto da www.comune.livorno.it

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