Alcuni casi più gravi di sclerosi multipla potrebbero trovare una via di 'cura' nelle cellule staminali del midollo osseo: infatti uno studio clinico italiano di fase II mostra che il trapianto di staminali prese dal midollo del paziente stesso aiuta a contenere i danni della malattia. Pubblicato sulla rivista Neurology, il lavoro ha coinvolto pazienti in condizioni non buone di malattia, nonostante i trattamenti ricevuti. Gianluigi Mancardi, che l'ha diretto all'Università di Genova, afferma: «La procedura con staminali sembra resettare il sistema immunitario del paziente; con questi risultati si può speculare che le staminali possano avere un profondo effetto sul corso della malattia».
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13 febbraio 2015
18 settembre 2012
Legge su trapianti tra viventi: Balduzzi: “Una bella pagina per la sanità pubblica”
Soddisfatto il Ministro per cui la normativa approvata ieri dal Senato, che consente il trapianto parziale tra viventi, a titolo gratuito, di polmone, intestino e pancreas, “rivaluta la cultura del dono” e “concorre a rendere ancora più effettivo il diritto alla salute sancito dalla Costituzione”.
“Questa legge – ha specificato in una nota il ministro della Salute - concorre a rendere ancora più effettivo il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e completa il disegno nazionale in materia di trapianti, un campo in cui l’Italia è all’avanguardia e nel quale si registra un’apprezzabile comunità d’intenti, confermata anche dal voto unanime dell’aula del Senato”.
“Questa legge – ha specificato in una nota il ministro della Salute - concorre a rendere ancora più effettivo il diritto alla salute sancito dalla Costituzione e completa il disegno nazionale in materia di trapianti, un campo in cui l’Italia è all’avanguardia e nel quale si registra un’apprezzabile comunità d’intenti, confermata anche dal voto unanime dell’aula del Senato”.
14 marzo 2012
Il coraggio di Anna, si laurea con 110 e lode dal letto di rianimazione
TORINO – Un doppio trapianto di polmoni sette mesi fa non le ha cancellato un sogno: laurearsi in Psicologia. E Anna Paschetta, la ragazza piemontese di 25 anni affetta dalla nascita da fibrosi cistica, la sua tesi l’ha discussa dal suo letto nel reparto di Rianimazione all’ospedale Molinette di Torino. Risultato? Si è laureata con 110 e lode. Straordinaria determinazione e forza di volontà, nella storia di Anna Paschetta, che la scorsa estate ha subito il trapianto di entrambi i polmoni ed è stata nuovamente ricoverata, a fine febbraio, a causa di una polmonite. La singolare seduta di laurea si è svolta nella stanza di ospedale in cui Anna è ricoverata, con una commissione esaminatrice giunta appositamente dalla Facoltà di Psicologia e guidata dalla docente Silvia Ciariano. La ragazza ha potuto presentare e discutere la tesi anche grazie alla strumentazione di ultima generazione di ventilazione con caschetto, minimamente invasiva per la paziente.
FELICITA’. «Sono contenta – dice alla fine Anna, che desidera diventare educatrice -, ho studiato per cinque lunghi anni per raggiungere questo obiettivo». Per i genitori Giorgio e Agnese la laurea della figlia è soprattutto una conferma: «Anna è una forza, Anna è speciale – commenta commossa la madre -. Noi diciamo sempre – aggiunge – che nostra figlia è nata con una letterina in più rispetto agli altri bambini. Stiamo imparando a leggere piano piano questa lettera e stiamo capendo che contiene dei grandi valori. Anna è piena di vita – racconta poi la madre -, ha fatto nuoto per anni, ha anche preso il brevetto di bagnino. È una ragazza speciale».
I DOCENTI. Ma il traguardo raggiunto dalla ragazza ha un grosso significato anche per tutti i suoi coetanei: è quanto afferma la docente Silvia Ciairano a conclusione della seduta di laurea alle Molinette. «Questa esperienza insegna che bisogna combattere – afferma – e che nella vita, se ti impegni, puoi farcela. Siamo tutti molto legati ad Anna – conclude la docente della Facoltà di Psicologia – Ma lei ha fatto tutto da sola, con straordinaria forza; nessun trattamento particolare». Molta soddisfazione anche da parte del professor Marco Ranieri, direttore del reparto di Rianimazione che oggi ha accolto la seduta di Laurea. «Ciò che succede oggi – è il suo commento – dimostra che Terapia intensiva si può aprire, mantenendo gli stessi standard e la stessa efficacia di cura, anche nelle condizioni più estreme».
Fonte http://www.leggo.it/
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FELICITA’. «Sono contenta – dice alla fine Anna, che desidera diventare educatrice -, ho studiato per cinque lunghi anni per raggiungere questo obiettivo». Per i genitori Giorgio e Agnese la laurea della figlia è soprattutto una conferma: «Anna è una forza, Anna è speciale – commenta commossa la madre -. Noi diciamo sempre – aggiunge – che nostra figlia è nata con una letterina in più rispetto agli altri bambini. Stiamo imparando a leggere piano piano questa lettera e stiamo capendo che contiene dei grandi valori. Anna è piena di vita – racconta poi la madre -, ha fatto nuoto per anni, ha anche preso il brevetto di bagnino. È una ragazza speciale».
I DOCENTI. Ma il traguardo raggiunto dalla ragazza ha un grosso significato anche per tutti i suoi coetanei: è quanto afferma la docente Silvia Ciairano a conclusione della seduta di laurea alle Molinette. «Questa esperienza insegna che bisogna combattere – afferma – e che nella vita, se ti impegni, puoi farcela. Siamo tutti molto legati ad Anna – conclude la docente della Facoltà di Psicologia – Ma lei ha fatto tutto da sola, con straordinaria forza; nessun trattamento particolare». Molta soddisfazione anche da parte del professor Marco Ranieri, direttore del reparto di Rianimazione che oggi ha accolto la seduta di Laurea. «Ciò che succede oggi – è il suo commento – dimostra che Terapia intensiva si può aprire, mantenendo gli stessi standard e la stessa efficacia di cura, anche nelle condizioni più estreme».
Fonte http://www.leggo.it/
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02 gennaio 2012
Muove i primi passi dopo il trapianto di gambe
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(immagine da telegraph.co.uk) |
Ventenne spagnolo operato a luglio da Pedro Cavadas, il «Dottor Miracolo»: mai nessuno aveva osato tanto
MILANO - Un ventenne spagnolo è stato sottoposto il 10 luglio scorso al trapianto di entrambe le gambe, primo trapianto del genere in tutto il mondo. Ora il ragazzo, la cui identità è rimasta segreta per questioni di privacy, sta registrando le prime reazioni motorie. La prima volta che muove le ginocchia, il primo bagno nella piscina del La Fe Hospital di Valencia, i primi timidi movimenti, le prime speranze di poter tornare a camminare o forse anche a correre. Nonostante gli specialisti continuino a sottolineare che il recupero sia all’incirca al 50 per cento delle funzioni originarie.
L’INTERVENTO - L'operazione è durata quattordici ore ed è stata condotta da un team di cinquanta medici guidati dallo spagnolo Pedro Cavadas-Rodriguez, celebre chirurgo che opera nella ricostruzione microchirurgica dal 1994. Prima le ossa, poi i tendini, le arterie e infine i nervi: pezzo dopo pezzo, elemento dopo elemento, due gambe nuove sono state attaccate al corpo del giovane. Cavadas di recente ha dichiarato che il decorso post-operatorio sta procedendo molto bene, ma anche che saranno necessari diversi mesi prima che il giovane possa riprendere a camminare senza sostegni.
LA RIABILITAZIONE - In effetti bisogna tenere conto di tutte le incognite di un intervento così pionieristico, anche se il bilancio può già dirsi positivo. La riabilitazione è simile a quella prevista per gli arti superiori, con l’unica e significativa eccezione che gli arti inferiori devono poi poter sopportare l’intero peso corporeo. Il monitoraggio dei nervi e dei muscoli è continuo e la riattivazione delle terminazioni nervose è seguita passo dopo passo. Il giovane uomo aveva subito un’amputazione delle gambe sopra il ginocchio in seguito a un gravissimo incidente che ne aveva determinato l’assoluta impossibilità di recupero. L’unica alternativa alla sedia a rotelle è stata da subito il trapianto di entrambe le gambe. Ma nel mondo la microchirurgia ancora non aveva osato così tanto.
IL DOTTOR MIRACOLO - Il dottor Pedro Cavadas non è certo nuovo a queste imprese e aveva dichiarato al quotidiano britannico Independent di essere pronto a realizzare un trapianto di entrambi gli arti inferiori. È stato il primo in Spagna, e il secondo al mondo, a effettuare, su una donna colombiana, il trapianto di entrambi gli arti superiori nel mese di ottobre 2008. E nel 2009 si è cimentato con l’ottavo trapianto facciale nel mondo (primo in Spagna), ma il primo a includere la lingua e l’osso della mascella inferiore. In Africa, Paese che frequenta spesso e dove ha creato una fondazione nel 2003 (la Fondazione Cavadas), lo chiamano «Dottor Miracolo». La sua è anche una storia di sofferenza. Cresciuto tra gli agi, a un certo punto perde il fratello in un incidente durante un viaggio in Kenya. Si innamora dell’Africa, rinuncia al lusso e vende le sue macchine sportive. Cambia la propria prospettiva di vita e mette le sue abilità e il suo talento al servizio dei bisognosi. Con la sua Fondazione si dedica alle persone che hanno subito ferite da arma da fuoco e machete e non hanno accesso ai medicinali. A loro e ai tanti casi che ha già affrontato nel mondo Cavadas regala il suo talento. E le sue mani preziose.
Emanuela Di Pasqua
La versione originale di questo articolo è presente sul sito http://www.corriere.it/
30 maggio 2011
Trapianti, 10mila in lista d'attesa
''Aumentano i donatori, ma sono anziani, e per questo i trapianti da cadavere alla fine risultano stabili. Sebbene all'inizio del 2011 ci sia stato un lieve aumento, il sistema si conferma stabile''. Questa la fotografia dei trapianti in Italia scattata dal direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, durante la presentazione, al ministero della Salute, della ''Campagna nazionale per la donazione e il trapianto di organi''.
E intanto quasi diecimila persone (9.362) sono in lista d'attesa: 6.961 aspettano un trapianto di rene, 1.234 un trapianto di fegato, 723 un cuore, 352 un polmone e 252 il pancreas. Guardando i dati delle donazioni nel primo quadrimestre 2011 si trova un aumento del numero dei donatori di 87 unita' (+3,8%) mentre il numero di organi trapiantati si attesta su un aumento di 26 unita' (+1%). I dati registrano anche una diminuzione dell'eta' media dei pazienti con lesioni traumatiche a fronte di aumento dell'eta' di pazienti neurolesi (72 anni) e di quelli che muoiono in seguito a lesioni cerebrali (65 anni). L'eta' media dei soggetti sottoposti ad accertamento di morte si attesta sui 62 anni. Da questi numeri emerge, da un lato, che nelle rianimazioni italiane muoiono meno giovani, dall'altro si assiste pero' a un forte invecchiamento degli organi donati che segue il trend generale di invecchiamento della popolazione.
''Tanto piu' e' anziano il donatore - spiega Nanni Costa - e minore e' il numero degli organi che si possono prelevare. Un giovane, infatti, puo' arrivare a donare fino a 5 organi, mentre tra i 65 e i 75 anni si puo' donare il fegato e, solo in alcuni casi, il rene''. Per esempio, sul fronte dei donatori segnalati, nel 2010 erano il 38,1 su un milione di abitanti e nel 2011 il 39,4, ma analizzando poi i dati dei donatori procurati (abili a donare) il dato resta sostanzialmente stabile tra i due anni: 21,7 nel 2010 e 21,8 nel 2011. In merito invece alle differenze territoriali al Nord si registrano 27 donatori per milione di abitante, dato che si dimezza al Centro-sud, con 13 donatori.
Sul fronte dei trapianti di rene da vivente, le donne risultano essere le piu' generose, e, dal 2001 al 2010, su 1.304 trapianti, il 69% degli organi e' arrivato da loro, contro il 31% degli uomini. La situazione si ribalta pero' quando si analizza il genere del ricevente: le donne sono il 34% e gli uomini il 66%. In particolare, ha detto ancora Nanni Costa, dal 2006 al 2010 i trapianti di reni da vivente e' quasi raddoppiato attestandosi al +84%. Anche nel 2010 si e' registrato un aumento del 25% di trapianti di rene da vivente rispetto al 2009 e analizzando l'ultimo anno si conferma il trend evidenziato nel decennio: le donne donano molto piu' degli uomini. Nella donazione di rene da vivente tra coniugi nel 71,4% sono le donne che donano ai mariti, a fronte di un 24,4% di mariti che donano alle mogli. Nel caso di donazione di rene da vivente tra consanguinei nel 51% dei casi le donatrici sono le madri, nel 20% i padri.
Certo e' che, a fronte di un aumento dei trapianti da vivente, resta il problema di quelli da cadavere per cui il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha tracciato strade alternative ai trapianti stessi, che, non aumentando, costringono a trovare altre vie: dagli organi artificiali alle staminali, dalle terapie rigenerative al miglioramento delle tecniche di conservazione.
''Vorrei arrivare ad una sanita' in cui il trapianto non sia piu' un problema, ma una delle tante opportunita' - ha detto Fazio - Ho gia' consultato informalmente alcune regioni, alla prossima Conferenza, tra una quindicina di giorni, porro' la questione''. Come si e' detto, infatti, a fronte di un lieve aumento dei donatori, sale anche la loro eta' media (62 anni) il che significa avere piu' donatori ma meno organi donati. ''Una situazione da cui non ci aspettiamo miglioramenti, dunque - ha spiegato Fazio - dobbiamo andare a colmare il divario tra richiesta e offerta in altri modi. Abbiamo notato che la sopravvivenza media in lista d'attesa e' piuttosto alta, segno che il sistema riesce a far sopravvivere i pazienti, anche con gravi insufficienze di organo, per anni.
Pensiamo quindi di trasferire le metodologie impiegate per i trapianti in una filiera unica per il trattamento delle gravi insufficienze, che prenda strade alternative come le terapie rigenerative o gli organi artificiali, disegnando nuovi percorsi della presa in carico di questi pazienti. Una filiera che comprendera' anche i trapianti perche' le due cose non possono essere scisse. Siamo il primo paese europeo - ha concluso - ad affrontare questo percorso''.
Fonte asca
E intanto quasi diecimila persone (9.362) sono in lista d'attesa: 6.961 aspettano un trapianto di rene, 1.234 un trapianto di fegato, 723 un cuore, 352 un polmone e 252 il pancreas. Guardando i dati delle donazioni nel primo quadrimestre 2011 si trova un aumento del numero dei donatori di 87 unita' (+3,8%) mentre il numero di organi trapiantati si attesta su un aumento di 26 unita' (+1%). I dati registrano anche una diminuzione dell'eta' media dei pazienti con lesioni traumatiche a fronte di aumento dell'eta' di pazienti neurolesi (72 anni) e di quelli che muoiono in seguito a lesioni cerebrali (65 anni). L'eta' media dei soggetti sottoposti ad accertamento di morte si attesta sui 62 anni. Da questi numeri emerge, da un lato, che nelle rianimazioni italiane muoiono meno giovani, dall'altro si assiste pero' a un forte invecchiamento degli organi donati che segue il trend generale di invecchiamento della popolazione.
''Tanto piu' e' anziano il donatore - spiega Nanni Costa - e minore e' il numero degli organi che si possono prelevare. Un giovane, infatti, puo' arrivare a donare fino a 5 organi, mentre tra i 65 e i 75 anni si puo' donare il fegato e, solo in alcuni casi, il rene''. Per esempio, sul fronte dei donatori segnalati, nel 2010 erano il 38,1 su un milione di abitanti e nel 2011 il 39,4, ma analizzando poi i dati dei donatori procurati (abili a donare) il dato resta sostanzialmente stabile tra i due anni: 21,7 nel 2010 e 21,8 nel 2011. In merito invece alle differenze territoriali al Nord si registrano 27 donatori per milione di abitante, dato che si dimezza al Centro-sud, con 13 donatori.
Sul fronte dei trapianti di rene da vivente, le donne risultano essere le piu' generose, e, dal 2001 al 2010, su 1.304 trapianti, il 69% degli organi e' arrivato da loro, contro il 31% degli uomini. La situazione si ribalta pero' quando si analizza il genere del ricevente: le donne sono il 34% e gli uomini il 66%. In particolare, ha detto ancora Nanni Costa, dal 2006 al 2010 i trapianti di reni da vivente e' quasi raddoppiato attestandosi al +84%. Anche nel 2010 si e' registrato un aumento del 25% di trapianti di rene da vivente rispetto al 2009 e analizzando l'ultimo anno si conferma il trend evidenziato nel decennio: le donne donano molto piu' degli uomini. Nella donazione di rene da vivente tra coniugi nel 71,4% sono le donne che donano ai mariti, a fronte di un 24,4% di mariti che donano alle mogli. Nel caso di donazione di rene da vivente tra consanguinei nel 51% dei casi le donatrici sono le madri, nel 20% i padri.
Certo e' che, a fronte di un aumento dei trapianti da vivente, resta il problema di quelli da cadavere per cui il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha tracciato strade alternative ai trapianti stessi, che, non aumentando, costringono a trovare altre vie: dagli organi artificiali alle staminali, dalle terapie rigenerative al miglioramento delle tecniche di conservazione.
''Vorrei arrivare ad una sanita' in cui il trapianto non sia piu' un problema, ma una delle tante opportunita' - ha detto Fazio - Ho gia' consultato informalmente alcune regioni, alla prossima Conferenza, tra una quindicina di giorni, porro' la questione''. Come si e' detto, infatti, a fronte di un lieve aumento dei donatori, sale anche la loro eta' media (62 anni) il che significa avere piu' donatori ma meno organi donati. ''Una situazione da cui non ci aspettiamo miglioramenti, dunque - ha spiegato Fazio - dobbiamo andare a colmare il divario tra richiesta e offerta in altri modi. Abbiamo notato che la sopravvivenza media in lista d'attesa e' piuttosto alta, segno che il sistema riesce a far sopravvivere i pazienti, anche con gravi insufficienze di organo, per anni.
Pensiamo quindi di trasferire le metodologie impiegate per i trapianti in una filiera unica per il trattamento delle gravi insufficienze, che prenda strade alternative come le terapie rigenerative o gli organi artificiali, disegnando nuovi percorsi della presa in carico di questi pazienti. Una filiera che comprendera' anche i trapianti perche' le due cose non possono essere scisse. Siamo il primo paese europeo - ha concluso - ad affrontare questo percorso''.
Fonte asca
27 maggio 2010
Trapianti "Samaritani"
Già in passato ho sottolineato quanto sia bello, ma estremamente complicato, donare un proprio organo. Per cercare di accorciare i tempi delle liste d'attesa, il Consiglio Superiore di Sanità ha stabilito che d'ora in avanti donare un organo a un sconosciuto è possibile. La “donazione samaritana” deve essere sottoposta a un rigido protocollo per evitare che l'atto di generosità e altruismo, si celi magari in un traffico d'organi a pagamento, e anche per tutelare la privacy. Inoltre si dovrà garantire che il donatore sia sano e non trasmetta, insieme all'organo, anche qualche malattia. Per scongiurare il rischio di commerci illegali, espressamente vietati dalla nostra legislazione, il parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità prevede in modo esplicito l'anonimato più totale: il donatore non può assolutamente sapere l'identità del ricevente e viceversa.
Video Storia Trapianti
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