05 maggio 2010

Niente finale di Champions, il Santiago Bernabeu è off limits per i disabili

Aggiornamento Giovedì 6 Maggio 2010 ore 15:29

Dopo l'appello di Franco Bomprezzi, disabile e tifoso dell'Inter, preoccupato di non poter assistere alla finale di Champions, per la grave disorganizzazione dell'Uefa (che dava scarsissime informazioni al riguardo), e ancora di più per la mancanza di biglietti a disposizione per i disabili, ecco arrivare oggi una buona notizia. L'inter è riuscita a farsi dare 41 posti da destinare ai soli spettatori disabili. Né da notizia lo stesso Franco Bomprezzi, sul Corriere di oggi (clicca qui), e la società nerazzurra, sul proprio sito internet (clicca qui).

Ecco invece due articoli in spagnolo che confermano la pessima accessibilità del mitico Stadio Bernabeu per tutti i tifosi portatori di handicap


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Ieri, leggendo un articolo del Corriere, sono venuto a conoscenza, rimanendone allibito, del fatto che il mitico Stadio Bernabeu di Madrid non è attrezzato adeguatamente per i disabili. La notizia non farà certamente piacere a tutti quei tifosi interisti, portatori di handicap che vorrebbero recarsi a Madrid per assistere alla finale della Champions League del 22 Maggio, tra l'Inter e il Bayern.

E dire che pensavo che il problema dell'accesso difficoltoso in una struttura pubblica, in questo caso di uno stadio, fosse solo esclusivamente italiano. Ebbene questa volta la pecca, ma chiamiamola pure discriminazione, viene proprio dalla nazione paladina dei diritti civili: la Spagna. Una situazione assurda, che mi fa ricordare dei tanti problemi che ho avuto personalmente, ogni qualvolta che mi è capitato di recarmi allo Stadio Sant'Elia di Cagliari: montagne enormi da scalare, chiamate erroneamente "scivoli", dove il miglior scalatore farebbe una gran fatica, e spazio di appena mezzo metro scarso per me e per la mia carrozzina, con l'assillo di non agitarmi troppo, stando attento a non finire di sotto, anche per non dare una craniata a qualcuno comodamente seduto nella poltroncina (mi è capitato e ho ancora in mente il dolore provato e la vergogna che ho avuto).

Cari amici ora vi lascio alla testimonianza di Franco Bomprezzi, il quale ha lanciato un appello per far si che il suo sogno possa realizzarsi: assistere in prima persona alla finale di Champions.
Tutto è cominciato molto banalmente. Ho consultato le mappe di Google, e ho scoperto che in fondo andare a Madrid in automobile non è un’impresa eroica. Meno di milleseicento chilometri. Una passeggiata, se ci si mette una tappa in mezzo, magari a Barcellona, per tornare sul luogo della «grande impresa». Sì, sono tifoso dell’Inter. Ma sono anche una persona con disabilità, vivo, lavoro e mi sposto in sedia a rotelle. Ciò non mi impedisce di vivere normalmente e di fare tante cose. Tra queste c’è anche la frequentazione assidua di San Siro, per seguire i nerazzurri quando giocano in casa. Nel vecchio e glorioso Meazza ci sono oltre 200 posti destinati alle persone disabili, e di questi 110 per le sedie a rotelle, con la possibilità di avere accanto un accompagnatore, che ha un posto a sedere. Una buona sistemazione in tribuna arancio, appena sopra il parterre, ottima visuale, dignitosissima accoglienza. La stessa per Inter e per Milan, con modalità di accredito leggermente diverse, ma molto chiare e semplici, consultabili con facilità nel sito internet.
IL GRANDE VIAGGIO - Perciò, appena ho finito di gioire per la fallita «remuntada» del Barcellona, ho cominciato a progettare il Grande Viaggio. Una piccola epopea, per me, a 57 anni, per la prima volta in grado di emozionarmi per una finale di Champions con l’Inter (38 anni fa non era pensabile un viaggio simile, e comunque ero un ragazzo…). Il viaggio sarebbe semplice, autostrada e poi un albergo senza barriere, nessun problema troarlo in Spagna, dove per molti aspetti mi dicono che le persone disabili vivano meglio che in Italia. Grande e amara sorpresa, quindi, quando mi sono imbattuto nelle scarne informazioni trovate in Internet sull’accessibilità del mitico Santiago Bernabeu. Scopro con raccapriccio che ci sono sì e no una settantina di posti per i tifosi in sedia a rotelle, raggiungibili a fatica, e con l’aiuto di volontari, che di questa generosità d’animo si gloriano nel sito del Real Madrid. Nessuna informazione, in ogni caso, su come prenotare un posto per la finale. Dopo un giorno scopro che la questione è nelle mani della Uefa, che al momento non fornisce alcuna informazione, tanto meno nel sito Internet. Perciò, mentre i tifosi senza disabilità stanno soffrendo in attesa di sapere come accedere ai biglietti che saranno messi a disposizione di Inter e Bayern Monaco, ma comunque possono tranquillamente andare in qualsiasi posto dello stadio, io, e come me tutti i tifosi disabili, restiamo con un palmo di naso.
DISCRIMINAZIONE E CONVENZIONE ONU - Impossibile programmare un viaggio senza avere la benché minima speranza di trovare un posto accessibile e con una visuale dignitosa. In mancanza di questi requisiti minimi dovrò rinunciare al viaggio, e subirò una piccola discriminazione, in barba alla convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, approvata da quasi tutti i Paesi europei, Spagna e Italia compresi. Che fare? Attendere notizie, che forse non arriveranno mai. Solidarietà su facebook tanta, consiglieri comunali di Milano che presentano un’interrogazione per chiedere al sindaco Moratti di impegnarsi a risolvere il caso. Mi fa effetto aver creato la notizia, di solito noi giornalisti ci limitiamo a raccontarle. Dopo una vita da mediano, stavolta gioco in attacco, ma temo che non riuscirò a fare gol. A meno che…
Insomma siamo alle solite, paese che vai... problemi che trovi ... ovunque...

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