14 giugno 2010

Sudafrica, Abahlali BaseMjondolo i mondiali al contrario


Nel giorno in cui nel Campionato del Mondo di calcio entra in scena l'Italia, la mia attenzione si sposta sul primo paese africano che ha avuto l'onore di ospitare questa manifestazione, seguita in tutto il mondo: il Sudafrica. Molti di voi sapranno certamente che in Sudafrica fino al 1994 si compiva il peggior crimine verso l'umanità, crimine noto come apartheid. Da allora in quel paese le cose, apparentemente, sembrano andare per il meglio. Purtroppo non è cosi.


L'Abahlali BaseMjondolo è il più grande movimento che rappresenta la maggioranza della popolazione sudafricana, ed è composto da milioni di poveri che vivono nelle baraccopoli, sparse per tutto il paese. Abahlali BaseMjondolo è presente in più di quaranta città sudafricane (Durban, Pinetown, Pietermaritzburg e Port Shepstone per citarne qualcuna). Negli ultimi mesi Abahlali ha promosso molte manifestazioni e iniziative di protesta che spesso sono state represse con la violenza dalla polizia Sudafricana. Non c’è dubbio: Abahlali BaseMjondolo fa paura. Il Sudafrica ha la più alta percentuale nel mondo di manifestazioni di protesta, solo quest’anno più di cinquemila, per l’assenza totale delle risorse di prima necessità. Nelle terre occupate, i baraccati vivono senza acqua e senza elettricità in condizioni disumane. Per questi motivi è nato il movimento e Philani Zungu, che ne è tra i promotori, così racconta la situazione: «La stampa e le istituzioni tentano di ridurre la nostra causa a una semplice richiesta di servizi. Noi stiamo lottando prima di tutto perché venga riconosciuta la nostra umanità. Io mi rifiuto di essere trattato come spazzatura. La polizia e i potenti credono di poterci trattare come topi, solo perché non possiamo comprarci bei vestiti. La polizia ci picchia perché non ci tratta da esseri umani. Vogliamo dimostrare prima di tutto la nostra dignità e insisteremo su questo. Loro dicono che questo è un comportamento pericoloso. Ma il problema è loro… noi non svenderemo la nostra umanità». Il 28 settembre scorso Abahlali ha promosso una grande manifestazione nel centro di Durban, con migliaia di baraccati provenienti da tutta la provincia del Kwa Zulu Natal. «Quel giorno sono stato umiliato e offeso, come cittadino, come padre di famiglia e come presidente del movimento Abahlali», racconta S’bu Zikode, denunciando la violenza gratuita della polizia. «La repressione si è scatenata intorno alle 12,15, quando si era ancora in un momento di preghiera. Il sindaco di Durban, Obed Mlaba, aveva promesso di presentarsi per ricevere il memorandum di domande preparato dal movimento, ma non ha avuto il coraggio e non si è fatto vedere». Quando lo si è saputo, la folla ha deciso di rimanere e ha cominciato a pregare. La polizia è partita con la consueta macchina da guerra quando sono arrivati anche i rinforzi. A questo punto i religiosi delle differenti chiese, tenendosi per mano, si sono interposti tra la folla e la polizia. E’ stato un gesto di nonviolenza fortissimo e molto simbolico. «Non è nostra intenzione difendere Abahlali – spiega il reverendo Thulani Ndlazi – il movimento è già forte da solo e non ha bisogno della nostra protezione. Con il nostro gesto abbiamo voluto dire che se la polizia decide di picchiare e colpire i baraccati allora deve avere chiaro in testa che colpisce anche le chiese, quindi anche Dio». I religiosi sono stati i primi a essere inondati dagli idranti e a subire le manganellate della polizia: a fine giornata, quindici gli arresti, più di venti i feriti, colpiti da proietti li di gomma. La grande sfida che il movimento dei baraccati lancia in queste settimane alle istituzioni e all’African National Congress (Anc, il partito di Nelson Mandela e Thabo Mbeki) è il suo rifiuto della politica dei potenti, per promuovere quella che viene chiamata «ipolitiki ephilayo», la politica della vita. Abahlali rifiuta categoricamente di partecipare alla politica dei partiti, o forse sarebbe meglio dire «del partito», e di delegare la propria lotta a qualche Ong. Al contrario, il movimento cerca di costruire un potere popolare, il più democratico e partecipato possibile. Mnikelo, uno dei promotori storici del movimento racconta: «Noi, quelli che qualcuno chiama i leaders, siamo gli stupidi. E’ per questo che abbiamo bisogno di ascoltare e consultare le nostre comunità: ogni donna, ogni mamma, ogni padre sanno che cosa vuol dire vivere ogni giorno in una baracca. La comunità è esperta e maestra della sua stessa sofferenza e si autogoverna». La partecipazione democratica è allo stesso tempo l’obiettivo e il metodo di questo grande movimento sociale. La sua prima grande lotta è avviare un processo di vera democratizzazione delle molte terre occupate, troppo spesso gestite da mafiosi locali arroganti e violenti, con il pugno di ferro. Nella «ipolitiki ephilayo» l’esperienza di partecipazione concreta delle persone è la cosa più importante. Non ci sono avanguardie pseudo illuminate a guidare la lotta. Maka Siwe spiega questo concetto con poche parole: «La cosa più importante è l’assemblea che abbiamo ogni settimana. E’ li che si discute e si decide. L’assemblea è l’assemblea, non importa quanto ricco sei». Quella del movimento Abahlali è anche la politica dei poveri. Tutto il movimento è gestito da poveri e per i poveri. Questa scelta di non delegare a nessuno la lotta ha fatto andare su tutte le furie gli amministratori locali, ma anche molte Ong e persino qualche istituzione ecumenica. Mnikelo dice che «la lotta deve essere pensata e trasportata nei luoghi della nostra vera sofferenza. Ecco perchè, in contrapposizione con l’’università degli intellettuali’, che poi sono quelli che organizzano grandi conferenze per parlare dei poveri, noi abbiamo fondato l’università di Abahlali. Ai ricchi e a tutti quelli che parlano dei poveri, noi diciamo semplicemente che devono parlare con noi invece che per noi».

Leggi anche Appello alle autorità sudafricane: giustizia e diritti a partire dai poveri nel Sudafrica dei Mondiali (da Clandestino.Carta.Org)


Mondiali al Contrario
il Reportage di Giusi De Angelis
dall'utente Youtube Nostressilvio2




1 commento:

Anonimo ha detto...

Fai bene a postare su temi come questo. Anch'io ne ho parlato, in chiave più ironica, su Coito Ergo Sum.