27 maggio 2016

Assistenza disabili, i voucher universali sul modello francese

di Fabrizio Colapietro e Daniela Sala

Budget dei Comuni limitato, numero di ore insufficiente e liste di attesa troppo lunghe: sono alcuni dei motivi che spingono le persone disabili che hanno bisogno di assistenza ad assumere un assistente personale privatamente. Un rapporto di lavoro spesso non regolarizzato, in nero.
A questo proposito nel 2014 è stata presentata una proposta di legge bipartisan a firma dei senatori Giorgio Santini (Pd) e Federica Chiavaroli (Ncd) e dei i deputati Carlo dell’Aringa (Pd), Laura Ravetto (Forza Italia) ed Edoardo Patriarca (Pd), un ddl che propone  l'introduzione dei voucher universali per i servizi alla persona.
Pensati sulla falsa riga dei Chèques emploi service universel (Cesu) francesi, i voucher per i servizi innescherebbero, nelle intenzioni dei sostenitori, un circolo virtuoso fatto di creazione di posti di lavoro nei servizi, emersione del lavoro nero, aumento dell’occupazione (in particolare femminile) e crescita del Pil.
“E attenzione - precisa  Roberto Cicciomessere, componente del gruppo Welfare to work di Radicali italiani, tra i promotori della proposta - a non confondere i voucher universali con il lavoro accessorio. Con il sistema die voucher per i servizi alla persona l’assistente deve essere pagato per un servizio effettivamente reso a fronte di un regolare contratto di lavoro”.

Secondo una ricerca del Censis, che ha contribuito alla stesura del ddl, il sistema a regime avrebbe un costo di circa 3,6 miliardi di euro che si riduce a 1,9 miliardi tenuto conto dei benefici diretti (emersione del lavoro irregolare, nuova occupazione e minor impiego dell’Aspi) e a 700mila euro se si considerano quelli indiretti (occupazione in altri settori, gettito Iva su consumi familiari, imposte su utili d’impresa).
I buoni in pratica dovrebbero essere utilizzati da tutti coloro che hanno esigenze di cura per pagare baby-sitter, badanti, colf ma anche asili nido, centri per anziani,associazioni del terzo settore accreditati eccetera, che erogano servizi di cura rivolti a bambini, anziani non autosufficienti e persone con disabilità.
I voucher dovrebbero essere di tre diverse tipologie, che corrispondono ai tre “pilastri” su cui si basa il sistema: voucher per famiglie e individui che li acquistano online per pagare i servizi di cura; voucher forniti dalle imprese ai propri dipendenti nell’ambito delle proprie politiche di welfare aziendale; e voucher erogati dagli enti locali nell’ambito delle proprie politiche di welfare pubblico a favore di persone bisognose e di persone svantaggiate.

Fonte e Articolo completo su http://www.fainotizia.it/

Nessun commento: