09 novembre 2010

Sexy nonostante la carrozzina: parola di Antonietta Laterza

“Chi sono io? Un’opera d’arte vivente. Un’installazione mobile, per di più. Sulla mia due ruote elettrica, vedi?”. E giù una risata che risuona forte sotto i portici. Quando gira in carrozzina per il centro di Bologna, Antonietta Laterza si diverte un mondo. “Soprattutto a vedere le facce della gente, se appena appena mi vesto un po’ scollata e appariscente. Niente di esagerato, eh? Non ho nemmeno la parrucca blu che uso spesso in scena. Eppure si voltano ancora a guardarmi: certe donne anziane di traverso, certe ragazze con gli occhi fuori dalle orbite, gli uomini poi… quelli sono sempre arrapati. Insomma, mi fanno sentire una Maddalena peccatrice. Ma perché, una donna in carrozzina non può essere sexy e mostrarsi un pochino? Le altre sì e io no? Ma andiamo!”.
Cantautrice (quattro dischi all’attivo), attrice (ha collaborato con Carlo Verdone nel film “Perdiamoci di vista”), performer teatrale e presidente dell’associazione Sirena project-arte e diversità, Antonietta Laterza è soprattutto se stessa. Su e giù dal palco, come direbbe Ligabue, la storia non cambia: è quella di una donna che non si fa imporre limiti dalla poliomielite che l’ha costretta sulla sedia a ruote fin dalla prima infanzia. La potete incontrare sul suo blog: http://www.antoniettalaterza.wordpress.com/. Intanto si racconta.
Lei sembra giocare a ribaltare tutti gli stereotipi e i tabù sulla sensualità e la bellezza, sul corpo e sul sesso…
Antonietta Laterza
foto da persinsala.it
“Io mi sento un po’ una sirena postmoderna. Come le creature dei miti greci che seducevano i naviganti, e che danno il titolo anche al mio nuovo spettacolo. Solo che ho la carrozzina al posto della coda. Sono per metà miss Mondo e per metà mostro: voi, mi raccomando, guardate solo la metà di sopra. Lo dico scherzando ma lo penso davvero: ognuno di noi dovrebbe fare della propria vita un’opera d’arte. Perché la vita può essere difficile, bisogna prenderla con ironia e sapersi valorizzare. Le barriere ce le costruiscono intorno, ma tante volte ce le abbiamo dentro”.
E Antonietta Laterza le barriere le butta giù a colpi di provocazioni?
“Ma se parlo tanto di eros e sesso, amore e diversità, non è in modo gratuito. Rovescio gli schemi, ma lo faccio quando mi sento colpita da una valutazione discriminante. Perché, ripeto, una donna in carrozzina non può essere sexy? Io ho cercato mille sfide nella vita, ho sedotto uomini e ne sono stata sedotta, ho avuto una figlia, sono salita giovanissima su un palco per cercare di conquistare gli altri con la mia voce, una chitarra e una carrozzina. E poi di recente ho capito una cosa”.
Cioè, si spieghi meglio…
“Oggi la mia ‘diversità’ è diventata veramente un valore aggiunto. Perché la presunta perfezione fisica ora si raggiunge facilmente con la chirurgia estetica, che ci rende tutte uguali. Le donne si rifanno il seno per diventare maggiorate. Poi magari, come è successo a una mia amica, se lo fanno nuovamente ridurre perché altrimenti viene la scoliosi. Ma il fatto è che rincorrere la perfezione fisica è un comportamento infantile. Le donne diventano tutte fotocopie, ‘bellezze’ stereotipate modello veline. Ma è una bellezza artificiale, costruita. E finisce che l’uomo si stufa. Così la diversità assume valore: sto diventando una merce rara! Magari fra un po’ le ragazze faranno a gara per imbruttirsi ed essere diverse. Ma scherzi a parte, sono ottimista. Un po’ sta passando il messaggio che la diversità è preziosa. E questo vale per tutti, non solo per le persone disabili”.
Ma dove sta di casa la bellezza autentica, quella che non si rimedia dal chirurgo?
“Ti rispondo con un luogo comune, ma io l’ho sempre trovato giustissimo. Più una persona è positiva, spiritosa e bella dentro, più diventa affascinante. La bellezza interiore migliora lo sguardo e l’aspetto fisico. Alla fine è tutta una questione di personalità, e quella non si compra. Non puoi mica fare un intervento chirurgico alla personalità”.
E le donne di carattere e positività ne hanno da vendere…
“Io ho la fortuna di conoscere donne ‘toste’ che sanno ribaltare i conformismi e gli stereotipi. Come le mie amiche Syusy Blady e Jo Squillo, la scrittrice Caterina Cavina e tante altre. In generale, però, oggi le donne sono in fase di transizione. Siamo come crisalidi, non ancora farfalle: dobbiamo cambiare pelle per realizzarci. Sul piano della parità sociale sono stati fatti passi avanti, ma resta tanto da fare per vincere l’insicurezza, l’aggressività… abbiamo molte barriere mentali da superare”.
A proposito, e con le barriere fisiche e architettoniche per i disabili come andiamo?
“Maluccio. Ne abbattono di vecchie, e intanto ne costruiscono di nuove. Anche qui, sarebbe ora di cambiare tutti mentalità. Proprio l’altro giorno, in un teatro dov’ero in scena, non c’era il gabinetto attrezzato per i disabili. Risultato: mi sono tenuta la pipì dalle due di pomeriggio, quando abbiamo iniziato le prove, fino a tarda sera dopo la fine dello spettacolo. Bella, eh, la vita da diva”.

Fonte Affari Italiani

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