Questo approccio si scontra con i casi di cerebrolesioni che possono impedire a pazienti coscienti di produrre comportamenti volontari, rendendoli di fatto impossibile da distinguere da pazienti in stato vegetativo.
In uno studio, pubblicato sulla rivista medica «The Lancet» di questo mese, un gruppo della University of Western Ontario, in Canada, ha mostrato che è possibile vedere tracce di comportamento volontario nel cervello di pazienti considerati – a torto – in stato vegetativo proprio perché non riuscivano a produrre comportamenti volontari. «È incredibile – dice il professor Owen –. in alcuni casi pazienti che sembravano non rispondere a stimoli esterni erano in grado di segnalare che erano coscienti producendo volontariamente attivazioni cerebrali». Un risultato simile era già stato pubblicato nel 2010 utilizzando la risonanza magnetica funzionale, una tecnologia però complessa, costosa, ingombrante e non sempre disponibile. L'aspetto rivoluzionario di questa nuova ricerca è che utilizza l'elettroencefalogramma, cioè un piccolo apparecchio dotato di elettrodi che registrano microscopici campi elettrici prodotti dalle cellule cerebrali. Una tecnologia pertanto più economica, portabile e accessibile. Questo significa che adesso è possibile andare dai pazienti direttamente nelle loro case o negli istituti specializzati dove la risonanza non è disponibile e offrire diagnosi più accurate.
Cosa sia la coscienza nel cervello umano resta uno dei terreni più insondabili della ricerca scientifica, ma siamo un passo più vicini a riuscire a vedere le tracce della sua presenza, e a sciogliere i misteri dello stato vegetativo.
di Martin Monti
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