(Emorragia intracranica - Foto Wikipedia) |
Causa il 12% dei decessi, è la prima causa d’invalidità e la seconda di demenza. Costa a Ssn e famiglie 17 miliardi di euro. Su questi numeri e sulla necessità di prevenzione si è concentrata la Giornata mondiale dedicata alla patologia.
31 OTT - L’ictus è responsabile di più morti ogni anno di quelli attribuiti all’AIDS, tubercolosi e malaria messi insieme; costituisce la seconda causa di morte a livello mondiale e la terza causa di morte nei Paesi del G8. In Italia, l’ictus è responsabile del 10-12% di tutti i decessi per anno, rappresenta inoltre la prima causa d’invalidità e la seconda di demenza con perdita di autosufficienza. Nel nostro Paese si verificano oltre 200.000 casi di ictus ogni anno e ben 930.000 persone ne portano le conseguenze. L’ictus non è soltanto una malattia dell’anziano (negli anziani di 85 anni e oltre l'incidenza dell'ictus è fra il 20 ed il 35%): circa 10.000 casi, ogni anno, riguardano soggetti con età inferiore ai 54 anni.
Tuttavia, può essere prevenuto e curato. È questo il messaggio chiave della VII Giornata Mondiale contro l’ictus cerebrale, che si è celebrata lo scorso sabato 29 ottobre.
L’iniziativa, promossa dalla World Stroke Organization (WSO) e patrocinata in Italia dal ministero della Salute, anche quest’anno ha messo l’attenzione sulla diffusione di questa patologia spesso sottovalutata. “One in six” è il messaggio della campagna: ogni sei secondi, nel mondo, una persona viene colpita da ictus, indipendentemente dall’età o dal sesso e 1 persona su 6 viene colpita dall’ictus nell’arco della sua vita.
In occasione della giornata, A.L.I.Ce. Italia Onlus ha presentato i risultati definitivi dell’indagine condotta sulla conoscenza dell’ictus e i costi che gravano sui malati di ictus cerebrale, realizzata dall’Associazione in collaborazione con il Censis e l’Università degli Studi di Firenze, all’interno del progetto “Promozione dell’assistenza all’ictus Cerebrale in Italia” finanziato dal CCM – Ministero della Salute.
L’impatto dell’ictus in termini di riduzione dell’autosufficienza e di incidenza dei bisogni assistenziali risulta particolarmente gravoso. Nel complesso, il costo medio annuo a paziente con disabilità grave per famiglia e collettività, escludendo i costi a carico del Ssn (quantificati ad oggi in circa 3,5 miliardi di euro/anno), è di circa 30.000 euro, per un totale di circa 14 miliardi di Euro/anno. Questa cifra, che rappresenta il 78,8% dei costi totali riguarda la riduzione di produttività relativa alla perdita di lavoro dei pazienti (26,2%) e quella principale legata all’assistenza prestata dai caregiver (52,6%), intesa come mancata produttività per chi ha perso il lavoro o lo ha ridotto e come monetizzazione delle ore di assistenza prestate per gli altri caregiver. Dall’indagine emerge dunque che il peso dell’assistenza ricade in maniera considerevole sulle famiglie e che esiste un peso più complessivo pagato dalla collettività: questo rende sempre più urgente e strategico l’avvio di una revisione dell’offerta di servizi e prestazioni, soprattutto sotto il profilo socio-assistenziale.
“Nelle statistiche ufficiali, l’ictus figura come la prima causa di disabilità tra la popolazione adulta/anziana, ma solo il 10% del nostro campione gli attribuisce questo infausto primato mentre il 37,9% dichiara di non avere cognizione delle dimensioni del fenomeno”, ha spiegato Domenico Inzitari, professore di Neurologia presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’Università di Firenze e coordinatore dell’indagine.
La trombolisi, terapia molto efficace entro le prime 3/4 ore dalla comparsa dei sintomi, somministrata esclusivamente presso le Stroke Unit, unità specializzate nella diagnosi e nella cura tempestiva dell’ictus, rappresenta una misura terapeutica fondamentale perché può ridurre in modo decisivo i danni dell’ictus e in particolare la disabilità a lungo termine. Ma solo il 26,2% del campione afferma di sapere cosa sia la trombolisi e soltanto il 15% dichiara di conoscere cosa sia una Stroke Unit e l’importanza di esservi ricoverato in tempi brevissimi.
Per quanto riguarda lo studio condotto sui pazienti, i dati hanno messo in luce come il carico assistenziale ricada soprattutto sulle famiglie: i caregiver (i parenti prossimi che si occupano dei pazienti, per la maggior parte la moglie o una figlia) convivono con i pazienti nel 66,2% dei casi, comunque li vedono per 6,6 giorni a settimana, e prestano mediamente loro 6,9 ore al giorno di assistenza diretta. Il 55,7% dei caregiver intervistati ha dichiarato di non avere più tempo libero e nel 77,8% dei casi considerano peggiorata, o molto peggiorata la qualità della loro vita, a causa dell’onere assistenziale. Il 72,1% si sente stanco, e uno su quattro (il 24,8%) soffre di depressione.
“La problematica dell’ictus merita di essere affrontata con più attenzione - ha affermato Paolo Binelli, presidente della Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus. “Nel nostro Paese non si fa prevenzione e soltanto il 40% delle persone colpite da ictus arriva in ospedale entro le prime 3/4 ore. Una volta dimessi dall’ospedale, i pazienti non sanno poi cosa fare perché non esiste un percorso di riabilitazione e rieducazione continuativo che tenga conto del loro reinserimento occupazionale, sociale e familiare. La mancanza d’informazione - ha aggiunto - fa sì che l’ictus abbia conseguenze più gravi di quelle che già comporta. Se si facesse una corretta prevenzione, tenendo sotto controllo alcuni dei più importanti fattori di rischio, si potrebbe più che dimezzare il rischio ictus e quindi decine di migliaia di ictus potrebbero essere evitati ogni anno in Italia”.
Proprio per questa ragione la Federazione A.L.I.Ce. Italia Onlus ha lanciato una campagna di prevenzione contro l’ictus cerebrale: presso oltre 3000 farmacie nelle principali città italiane, sarà possibile effettuare gratuitamente il controllo della pressione arteriosa e della fibrillazione atriale, anomalia del ritmo cardiaco che colpisce 1 ultracinquantacinquenne su 4. La fibrillazione atriale causa circa 40.000 ictus l’anno nel nostro Paese, ma con una costante prevenzione e un’attenta diagnosi precoce, si possono evitare ben 3 ictus su 4, pari a 30.000 casi ogni anno.
Fonte http://www.quotidianosanita.it/
Nessun commento:
Posta un commento