02 febbraio 2012

Intouchables, l’handicap sbanca il botteghino

(foto cinefilos.it)
PARIGI – I primi a stupirsi sono stati loro, Olivier Nakache e Eric Toledano, registi del film-fenomeno «Intouchables» che ha sbancato i botteghini francesi raggiungendo 130 milioni di incassi e quasi oscurando il primato del campione Bienvenue chez les Ch’tis. Non avrebbero mai immaginato che la storia (vera) di un aristocratico tetraplegico e del suo badante di colore piovuto nella residenza del malato direttamente dalla banlieu, avrebbe incantato il pubblico francese e risvegliato, a catena, l’interesse di produttori europei e d’oltreoceano. Medusa, che distribuisce il film in Italia (dal 24 febbraio) con il titolo Intouchables – Quasi amici, pensa già al remake, proprio come accaduto per Benvenuti al Sud. Stessa cosa in Germania e negli Stati Uniti dove il soggetto è già nelle mani dei fratelli Weinstein.

Il successo, su cui da settimane s’interrogano critici, sociologi, commentatori, parte dall’idea semplice di affrontare una vicenda tragica attraverso l’insostenibile leggerezza della commedia, senza paura di apparire scorretti e irriverenti, restando sempre in contatto stretto con la verità: «Abbiamo voluto raccontare la condizione dell’handicap nella maniera più realistica possibile. Per questo, prima di girare, abbiamo raccolto il massimo delle informazioni sul lavoro di chi assiste queste persone, non volevamo che si sentissero traditi e non ci piaceva dare l’idea di parlare di cose che non conoscevamo bene».

Tutto è partito dal documentario A la vie, à la mort di Jean-Pierre Devillers, cronaca della vita in coppia di Philippe Pozzo di Borgo, finito sulla sedia a rotelle dopo un incidente con il parapendio, e del suo assistente magrebino Abdel, le due persone che, alla fine della pellicola, appaiono in un breve fotogramma strappato alla vita vera. Colpiti dalla vicenda, i registi sono andati a incontrare il nobile a Essaouira, in Marocco, dove vive con i figli e con la seconda moglie: «Di quel periodo, ci ha detto, ricordava soprattutto una cosa, e cioè che l’umorismo gli aveva salvato la vita».

L’alchimia tra i protagonisti nasce dallo scontro tra diversità, l’impossibile collisione fra gli antipodi tiene in piedi la narrazione. Da una parte c’è il dolore, spesso elegantemente represso, di Philippe, dall’altra c’è il vitalismo sfrenato di Abdel. Da un lato la ricchezza e la cultura, dall’altro l’esatto contrario. Gli attori chiamati a interpretare i personaggi, Omar Sy, popolarissimo comico televisivo, e François Cluzet (scelto al posto del divo Daniel Auteuil), dovevano essere in grado di esprimere tutto questo: «Per me – dice Sy – la cosa più interessante della storia è la comunicazione che si stabilisce tra queste due persone, l’idea che, nonostante le diversità, riescano a parlarsi semplicemente, in modo diretto, da uguali».Philippe Cluzet recita l’intero film con la forza degli occhi, uno sguardo che tradisce un infinito arcobaleno di emozioni, dalla rabbia alla disperazione, dall’ironia all’umorismo: «Quando ho visto le prime foto di Cluzet nel film – ha raccontato Philippe Pozzo di Borgo – ho provato una sensazione fortissima, ho avuto l’impressione di guardarmi in faccia».

Le battute grevi del badante Driss, il ballo in cui si scatena nel giorno del compleanno di Philippe, gli spinelli divisi a metà, le corse con la sedia a rotelle, gli interventi sul look del malato (compreso il gioco di trasformarlo in un quasi sosia di Hitler) provocano nel pubblico una specie di effetto valanga, risate e risate, in un contesto che, sulla carta, non avrebbe assolutamente nulla di allegro: «Questo film – dichiara il sociologo Emmanuel Ethis sul numero di gennaio di «Studio Cinelive» – offre delle indicazioni sul modo di confrontarsi non solo con l’handicap, ma anche, semplicemente, con “l’altro” da noi, con la diversità. Insomma, ci dà delle chiavi di comportamento, è una lezione di vita».Una cosa, dice Ethis, che succede quando il cinema ha la forza di arrivare dritto al cuore degli spettatori riuscendo «a insegnarci un modo per affrontare le situazioni». Un vademecum indispensabile e universale, utile a ogni latitudine del mondo, soprattutto in tempi di crisi: «La recessione favorisce film che richiamano il grosso pubblico. In quest’epoca, ritrovarsi in tanti dentro la stessa sala, ha una funzione rassicurante».

FULVIA CAPRARA

Fonte http://www3.lastampa.it/
Letto su http://www.disablog.it/

1 commento:

Raimondo - Niente Barriere ha detto...

E' meraviglioso!! L'unica cosa che non mi piace è il titolo del film in italiano (Quasi Amici). Il titolo in francese (Intouchables - intoccabili in italiano) è decisamente più azzeccato!!