Addio pensione d'oro. Felice Crosta, il dirigente più invidiato d'Italia e ribattezzato mister 1.369 euro al giorno, ha perso la sua battaglia legale con la Regione siciliana. L'ex super burocrate dovrà rinunciare alla pensione da mezzo milione di euro l'anno, cifra che lo aveva incoronato di diritto recordman con un assegno superiore persino a quello del Capo dello Stato (220mila euro l'anno).
La sezione giurisdizionale d'appello della Corte dei conti ha accolto il ricorso della Regione alla sentenza di primo grado che aveva dato ragione all'ex capo dell'Agenzia regionale per le acque e i rifiuti, uno dei fedelissimi dell'ex governatore Totò Cuffaro. Crosta a questo punto dovrà "accontentarsi" di incassare 219 mila euro lordi l'anno, pari a 600 euro al giorno. Il "caso" del grand commis è balzato alla cronaca sei anni fa, quando Cuffaro accordò a Crosta, appena nominato capo dell'Agenzia per i rifiuti dopo aver prestato servizio al dipartimento agricoltura, l'indennità che, grazie a un emendamento approvato dall'Assemblea regionale siciliana, fu presa come base per il calcolo previdenziale. Il cambio di governo, passato intanto nelle mani di Raffaele Lombardo, ha trasferito la questione nelle aule della giustizia contabile. Crosta si rivolse alla Corte dei Conti contestando la scelta dell'amministrazione di erogargli "soltanto" 219 mila euro di pensione. In primo grado, i giudici gli diedero ragione, portando il vitalizio a 496 mila euro. La Regione avrebbe dovuto pagare anche gli arretrati e la parte di Tfr non liquidata in precedenza facendo lievitare ancora le uscite. Ma i giudici contabili d'appello (sentenza 289/A/2011, presidente Luciana Savagnone) hanno messo la parola fine al contenzioso evitando un ulteriore buco alle casse regionali. "L'amministrazione regionale - scrivono i giudici contabili - correttamente ha determinato la pensione del suo dirigente sulla base del trattamento stipendiale goduto in servizio prima del collocamento fuori ruolo". Proprio il trattamento economico dei 2.200 dirigenti della Regione siciliana rimane uno dei nodi difficili da sciogliere. Sebbene la Sicilia abbia recepito la legge Brunetta, soltanto tre dipartimenti su 25 (più gli uffici speciali), al momento, pubblicano i compensi dei propri dirigenti, come prevede la norma. Secondo il sindacato Cobas/Codir, che rappresenta la maggiora parte dei 18mila dipendenti regionali, "c'è poca chiarezza", col dubbio addirittura che alcuni dirigenti, a parità di funzioni, vengano pagati in modo diverso. Tanto che l'assessore alla Funzione Pubblica, Caterina Chinnici, proprio oggi ha emanato una nuova circolare a tutti i dipartimenti. "Nessun ulteriore ritardo - avverte l'ex magistrato - potrà essere più tollerato".
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