21 ottobre 2011

La lettera dello studente disabile alla Gelmini


Roberto Meconi chiede: “Perché io sono svantaggiato?”

Ha scritto una lettera al ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini per conoscere i motivi dello svantaggio che vivono i disabili a scuola, in occasione del suo diciassettesimo compleanno. Roberto Meconi, giovane disabile di Borgo a Mozzano (Lu), ha deciso di mettere nero su bianco il proprio disagio in seguito al taglio delle ore di sostegno nel nuovo anno scolastico appena cominciato, dove il suo orario pieno di sostegno dovrebbe essere di 18 ore, ma in realta’ ne sono garantite soltanto 10.

L’ORARIO ANORMALE - “Ma l’orario di un ragazzo normale che frequenta la scuola e’ di 18 ore solamente o di 30/34 a seconda dell’istituto frequentato? – si chiede Roberto nella lettera, pubblicata per intero da Volontariatooggi.info – Come si puo’ facilmente vedere, facendo un’operazione matematica, anche concedendomi il massimo delle ore sarei sempre svantaggiato di molto rispetto agli altri… Praticamente sarei coperto per il 53% delle ore settimanali”. “Il diritto allo studio – prosegue la lettera di Roberto -, sancito a chiare lettere dalla Costituzione Italiana (art.34), dovrebbe essere garantito a tutti, tanto piu’ a coloro che hanno gia’ delle difficolta’ proprie nella vita. Tutti devono avere la possibilita’ di studiare, tutti hanno il diritto di essere persone uguali alle altre soprattutto se hanno questo desiderio. In un paese moderno, o meglio civile come si ritiene il nostro, il sostegno dello Stato non dovrebbe limitarsi solo all’esperienza scolastica, ma continuare anche dopo, quando c’e’ il bisogno e la voglia di mettere in atto cio’ che si e’ imparato”.

L’IMPORTANZA – Roberto sottolinea l’importanza per un disabile di partecipare alla vita scolastica: “Per me e’ stato molto importante perche’ mi ha permesso di conoscere nuovi compagni, fare nuove esperienze e di non sentirmi estraneo alla vita della classe e della scuola. Un conto e’, infatti, studiare da soli, un conto e’ avere il continuo confronto con gli altri e avere un rapporto frontale con gli insegnanti. La scuola mi ha dato l’opportunita’ di scoprire anche le mie attitudini, per esempio ho capito che mi piace fare i conti, mi piace la matematica, ma non vorrei mai essere trattato come un numero, quindi, mi aspetterei un po’ di sensibilita’ da chi gestisce l’istruzione”. “I responsabili della scuola – conclude Roberto – dovrebbero rendersi conto che anche cambiare ogni anno insegnante di sostegno puo’ creare un grande disagio; dovrebbero capire che, dietro le materie, ci sono persone e rapporti umani. In 10 anni di vita scolastica, ho avuto 8 insegnanti e ogni volta e’ stato piu’ o meno difficile rapportarmi a loro, imparare a conoscerli e farmi conoscere: una grande fatica.. fortuna che adesso, tra questi, ho qualche buon amico. La candela della speranza e’ sempre piu’ consumata, forse sarebbe bene cambiarla prima che si consumi definitivamente!”.

L’AIUTO – Roberto ha scritto la lettera grazie all’aiuto di Fabio Lucchesi, insegnante e infaticabile attivista sociale. “Roberto non e’ uno qualsiasi- racconta Fabio -E’ bloccato dalla sorte a casa sua e, senza l’insegnante di sostegno, non potrebbe proprio partecipare alla vita scolastica. E’ stato percio’ necessario “inventarsi” un sostegno che non esisteva, grazie all’inventiva dell’allora dirigenteLuisa Arcicasa, ed un progetto specifico (“Progetto Stralisco”) per permettergli di non perdere un’occasione di essere a scuola che poi lui ha sfruttato al meglio arrivando fino a partecipare alle olimpiadi provinciali di matematica e farsi accompagnare in gita con la scuola a Strasburgo!” . La lettera, oltre che al ministro Gelmini, e’ stata inviata a Stella Targetti e Angela Palamone, rispettivamente assessore all’istruzione della regione Toscana e direttore generale del Ministero dell’Istruzione. (REDATTORE SOCIALE)

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