L’inchiesta della Procura, affidata a Di Giorgio dopo la presentazione da parte dell’Asl di un esposto nei confronti della propria dipendente infedele, è giunta al termine e nei giorni scorsi il pm ha chiesto il processo per la donna, Patrizia B., 60enne bolognese. Sarà un gip a decidere se mandarla a processo, ma gli inquirenti, già nel corso delle indagini, avevano messo le mani avanti: nel febbraio del 2011 le furono sequestrati beni per 400.000 euro. Si tratta di case, conti correnti e perfino una quota del suo Tfr, tutti sequestrati “per equivalente”, ovvero congelati in modo preventivo per un’eventuale successiva confisca in caso di una condanna.
Le ‘malefatte’ della donna, che era impiegata come assistente amministrativa al Servizio disabili adulti dell’Asl, furono scoperte dall’azienda dopo una serie di verifiche sulle erogazioni di contributi economici a favore di disabili del distretto di Bologna: nel gennaio 2011 fu lo stesso direttore generale, Francesco Ripa di Meana, a portare in Procura un esposto nei confronti della donna, che nel frattempo era stata già sospesa dal servizio. La donna venne interrogata in Procura il 25 gennaio e poi in febbraio scattarono i sigilli per i sui beni.
L’indagine dei Carabinieri del Nas, che è proseguita anche successivamente, ha infine scoperto il totale degli ammanchi: 619.723 euro, sottratti dalla donna tra il 2001 e il 2010. Secondo quanto appurato dalle indagini, la truffa di Patrizia B. si era svolta cosi’: la donna aveva inserito negli elenchi dei beneficiari dei contributi Ausl (assegni di accompagnamento, rimborsi per presidi farmacologici o per l’accesso a strutture riabilititative) una serie di nominativi di bolognesi realmente esistenti ma ignari di tutto, la maggior parte dei quali non avrebbero avuto diritto al tipo di contributo erogato. Per poterli riscuotere, la donna si autonominava delegata alla riscossione, truffando cosi’ l’ufficio bilancio dell’Asl che emetteva i pagamenti (poi da lei riscossi). Su questi nominativi, denuncio’ l’Ausl, non risultava infatti aperta nessuna istruttoria tecnica per la documentazione e valutazione del bisogno degli assistiti.
Il ‘sistema’ truffaldino partì’ nel 2001, quando la donna si intasco’ 25.500 euro, secondo i conti del Nas. Da allora, e’ stato un crescendo: nel 2002 incasso’ 38.290 euro; nel 2003 altri 49.500; nel 2004 si sale a 60.000 euro, per poi scendere a 55.500 euro nel 2005. Nel 2006, poi, ritiro’ 54.250 euro e nel 2007 arrivo’ a 73.000. Nel 2008 gli assegni intascati arrivano a 86.000 euro e nel 2009 addirittura a 100.940. Poi, nel 2010, la cifra intascata dalla dipendente ‘infedele’ riscende a 76.650 euro. Una sequela incredibile di somme sottratte alle casse dell’Asl, che nella vicenda e’ parte offesa. Durante le indagini, la donna (assistita dall’avvocato Alessandro Lerro) si difese spiegando di aver utilizzato una parte di quei soldi “per situazioni di urgenza ed emergenza sempre relative a disabili”. Evidentemente non ha convinto gli inquirenti.
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Redatto da Raimondo per Niente Barriere
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