Vale più un topo o un bambino? La campagna pubblicitaria pro-vivisezione ResearchSaves, lanciata negli Stati Uniti nei giorni scorsi dalla FBR, Foundation for Biomedical Research, e per ora apparsa nella sua versione italiana solo su alcuni giornali italiani e sul sito mal tradotto e "undreconstruction" ricercasalva.it , si sta già ritorcendo contro i suoi promotori e potrebbe avere un vero e proprio inaspettato effetto boomerang.
Se da un lato la lobby vivisezionista corre ai ripari per difendere il suo diritto ad ammazzare animali per falsi motivi "scientifici", facendo leva su meccanismi emozionali e sfruttando una vecchia e fuorviante argomentazione con la domanda "Chi preferisci vedere vivo, il topo o la bambina?" in inglese, o con il topo che sussurra sempre alla bimba "Un giorno ti potrei salvare la vita" in italiano, gli antivivisezionisti, allora, controbattano con una contro-campagna informativa di risposta, che riprende lo stesso concetto, ma lo ribalta, esprimendo verità anziché mistificazione.
AgireOra , Network che mette insieme iniziative, campagne, progetti e consulenti per la difesa degli animali, ha così elaborato un manifesto, che sarà disponibile da metà maggio per chi lo richiederà, che recita: "sperimentare su di lui non ci salverà la vita", perché "lui è un topo, noi siamo esseri umani. Due specie diverse". Così, il messaggio ingannevole lanciato dai vivisettori, che non racconta quello che succede nelle mura dei laboratori, impallidisce davanti all'informazione animalista, che, invece, diventa incisiva e smaschera la ricerca bastata sul modello animale.
Ma il fatto che i vivisettori si siano sentiti costretti a fare campagne pro vivisezione, "non è una notizia negativa", spiega una nota di AgireOra. Anzi "è una notizia molto positiva, perché fino ad ora non hanno avuto bisogno di pubblicizzarsi; la maggior parte delle persone sono sempre state dalla loro parte 'automaticamente', senza bisogno di alcuno sforzo da parte dei vivisettori. Siamo sempre stati noi antivivisezionisti ad avere avuto bisogno di fare campagne informative per spiegare come la vivisezione sia inaccettabile eticamente e scientificamente".
Ora, invece, anche loro sono costretti a fare campagne sul tema. Ma che cosa usano come leva per cercare di riportare le persone a sostenere le loro assurde motivazioni? Il solito ritornello "meglio salvare un topo o un bambino", che dimostra come non abbiano "argomentazioni valide, fondate, e tantomeno originali, ma che invece –continua la nota- l'unica cosa che sanno fare è far leva sull'emotività delle persone col solito ricatto morale topo-bambino. Loro accusano noi antivivisezionisti di essere emotivi, mentre sono proprio loro che fanno leva sull'emotività superficiale delle persone, noi invece agiamo sulla base del ragionamento, del senso di giustizia, dell'etica, della fondatezza scientifica delle nostre argomentazioni".
Sarà per l'efficacia delle recenti campagne contro la vivisezione, come quella per salvare i cani di Green Hill o i macachi della Harlan, sarà per la diffusione del dibattito sulla legge Comunitaria in corso di approvazione, il cui art.14 vieta l'allevamento di cani, gatti e scimmie destinati alla vivisezione, fatto sta che i manifesti pubblicitari, nati con l'intento di rafforzare la tesi vivisezionista, hanno avuto il risultato opposto. E devono ritorcersi contro i vivisettori come un boomerang. L'invito, allora, è quello di fare del 2012 davvero un annus horribilis per la ricerca sugli animali: ecco perché è importante inondare di questa locandina il web e qualsiasi posto in cui sia possibile affiggerla. Quando il gioco si fa duro...parte la controffensiva alle lobbies del farmaco!
Per scaricare la locandina clicca qui
Roberta Ragni
Fonte http://www.greenme.it/Vedi anche
Redatto da Raimondo per Niente Barriere
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