27 giugno 2011

Coma


Da Aurora Web
"Vorrei raccontare la mia esperienza di coma, termine che in greco significa "sonno" e tutti sappiamo che è una condizione che provoca una totale perdita di coscienza, per una grande sofferenza del cervello, provocata da molti fattori, nel mio caso da sostanze estranee all'organismo: farmaci sedativi, barbiturici, ecc. Lascio ai professionisti il compito di giudizio, selezionando tutti i tipi di coma, catalogarli, dar loro, dietro conoscenze, punteggi giusti per definire, a prescindere dalla causa, lo stato di gravità.
Io sono e rimarrò una semplice "paziente", che nonostante la sofferenza del cervello, riesce a pensare, a captare, capire. Capire soprattutto che esiste una breve parola, ma terribile alla nostra mente: coma.
Anche se gli occhi sono chiusi, è sostanzialmente differente da uno che dorme, sei completamente isolato dal mondo esterno e vivi nella sospensione di questo nuovo pianeta.
Un giorno, dopo un paio di mesi di cure per depressione e anoressia, dopo dieci anestesie totali nell'arco di un solo mese (per darmi una smossa), il mio peso era esattamente uguale al primo giorno in cui mi ricoverai: 37 kg, febbre da cavallo. Vi era molto movimento quella mattina nella mia cameretta, quasi quasi quei "mostri metallici", col compito di fotografarrmi internamente, non riuscivano neppure a farsi spazio. Vedevo, anche se in modo un pò deforme, tutto quel trambusto, ma la mia apatia mi sussurrava: "non permettere al tuo cervello di preoccuparti, se hanno problemi tecnici, anzi, scherzaci sopra, come hai sempre simpaticamente fatto, pensa di essere in una villa termale e godi al pensiero che riceverai quelle cure così rilassanti e benefiche che tutti dovrebbero provare".
Cercai di ubbidire, ma con tanta fatica, la febbre aveva superato i 39,5 gradi e la testa doleva sino al punto di attendere uno scoppio, per vedere di persona, coi miei occhi, il contenuto dei miei emisferi e constatare se vi erano danni dopo tutte quelle persecuzioni devastanti.
Smisi di pensare, ma la testa....quanto male!
Quella mattina non avevo alcuna voglia di scherzare e mi resi conto di non stare per niente bene. Mi viene in mente mio fratello, quando chiamò l'infermiera e le disse: " Mi sembra di non stare troppo bene...dopo alcuni minuti, gli morì fra le braccia".
Tornando nella mia cameretta, era una splendida giornata di sole, i raggi filtravano dalle tendine, ma nessuno di essi venne a darmi un bacio, pareva quasi avessero timore di me, li vedevo in una girandola multicolore che correvano dentro a quella stanza, quasi a captare quello che sarebbe successo. Ad un certo punto, la testa cominciò a girarmi come quella girandola di sole, ma quanta differenza!
Sentii dell'acqua in bocca, iniziai a vomitare, misero del ghiaccio sulla fronte, al che ebbi una scossa, (forse elettrica, se vi era di scorta), sentii appesantirmi gli occhi come se avessero messo sopra due pietre, e a quel punto, rimasero chiusi, chiusi per cinque giorni e cinque notti ed intorno a me vi era soltanto buio. Ed ora, ecco la mia testimonianza di quei giorni trascorsi in coma.
Menzionando, per me, quest'orrida esperienza--
non senti parlar d'altro che di luce, di lunghi tunnel bui, ma che due mani
ti guidano all'uscita, dove t'investe quella luce immensa--
Ma per gli specialisti è teoria falsa, è per loro errore--
e nulla ancora vi è di matematico e forse forse anch'io mi associo a loro,
ma poi c'è il cuore....con dentro troppo amore--
Quasi non riesci a contenerlo tutto, e sovrastando gli altri sentimenti--
mi associo volentieri a chi è felice, a chi vede luce, angeli e paradiso:
perchè distrugger loro quei momenti?--
Vorrei questa teoria fosse vera, da sentirla veramente forte--
specie per chi deve prolungare il sonno,
quel sonno profondo che evoca la morte--
Ma questo non è stato il caso mio--
quei cinque giorni, vissuti in un inferno,
non vidi luce, nè stelle e neppur Dio--
 Solo silenzio, interrotto a volte da un lontano pianto--
proveniente di sicuro dal pianeta terra, dove tante domande e tante
apprensioni, portano la madre ad invocare il Santo--
E tutto quel buio? Quanto terrore dona!--
Si, è troppo nero per me, si diverte come un caleidoscopio deformando figure ed ingrandendo mostri, mentre il mio cuore spaventato batte all'impazzata,
ma è sempre lì con me, anche se sono in coma--
E poi, c'è tanto fuoco, derivato forse dalla febbre forte?--
Non poteva star fuori almeno lui? No! Prepotentemente s'infila dentro un mostro, e uscendo dalla bocca, sfoggiando quel gran fuoco, avanza a
me correndo. Si, quella per me era la morte--
Nonostante tutto mi preparai a combattere--
ma non sapevo come. Mi rivolsi al mio Dio: "Se Tu vuoi prendermi, arresta questi incubi, mi fanno troppo male"! Improvvisamente sentii i miei occhi sbattere--
Ed è così che mi risveglio al mondo e questa "vera poesia"--
ve lo conferma. Rivedo ancora mostri, ed è con grande forza, che combattendo, riescono ad andar via--
E come diceva Dostoevskij ne l' Idiota, voleva che vincesse il bene sul sopruso e sul male. Vinse.
Non so chi ha visto quel delicatissimo film " Parla con lei ", del famoso regista Almodovar, dove racconta con immagini poetiche, le condizioni di isolamento dal mondo esterno, dalle emozioni, suoni, stimoli, provocata dal coma, dando la speranza del risveglio da questo lungo sonno.
Ed io sono fermamente convinta che le esperienze scientifiche associate all'affetto ed alla sfera emozionale, significa pensare al coma non come una condizione ad un passo dalla morte, ma come da una situazione da cui avvicinarsi alla vita. Penso anche che il coma sia una metafora per dire come l'amore, le cure, la dedizione e lo starti accanto, possono farti uscire dalla "solitudine" e ad aprire all'ascolto ed alla comunicazione con "l'altro".
E forse è ciò che io sto facendo con voi. Il vostro interesse per me, il dirmi una parola, anche un semplice "ciao", mi sta portando piano piano ad aprire il mio cuore, comunicando a voi e vi ringrazio tutti per ciò che mi permettete di fare.
Gira che rigira, anche per questo tema, ciò che spicca maggiormente, è l'amore. Mio Dio, se non ce l'avessi donato, bisognerebbe inventarlo, da quanto questo meraviglioso sentimento abbia una forza invincibile su ogni persona e su ogni cosa.
Bisogna solamente crederci davvero e quando lo sentirai dentro il tuo cuore, quando sentirai che è inesauribile, ti verrà naturale donarne un poco agli altri, magari aiutandoli a superare momenti difficili, e la contentezza che sentirai dentro il tuo cuore, oltre ad essere una dolce ricompensa, sarà come un balsamo per te e ti porterà a ringraziare Dio della cosa più bella che ci ha donato: l'Amore."
Link http://www.aurora1946.it/poesie/coma.htm

3 commenti:

Ambra ha detto...

Quello che hai scritto suscita una grande commozione. Concordo con te che l'amore, la capacità d'amare è il dono più bello che ci è stato dato. Perché ci riempie l'anima, ci dà vita e forza per superare difficoltà e sofferenze.

Ernest ha detto...

non saprei cos'altro aggiungere alle tue parole...

Raimondo - Niente Barriere ha detto...

Ci tengo a sottolineare che quanto scritto in questo post arriva totalmente da Aurora Web. Non è dunque farina del mio sacco. Scriverò nel post anche il link di provenienza di quanto esposto, per precisare meglio la cosa.
Ambra e Ernet condivido le vostre parole anche io sono rimasto particolarmente colpito da quanto avete letto anche voi qua, pertanto ho preso la decisione di pubblicarla su Niente Barriere.
Grazie e un saluto :)