20 giugno 2011

Acqua: dopo il referendum la Regione Sarda decide il futuro di Abbanoa


Dopo il referendum la Regione decide il futuro di Abbanoa.
Con il referendum abrogativo è stata scongiurata la privatizzazione, ma il problema resta il debito della società.
La guerra dell'acqua in Sardegna non ci sarà: dopo il plebiscito nel referendum di domenica scorsa, Abbanoa continuerà a essere pubblica. Scongiurato il pericolo di un altro terremoto nella società sarda, nata sulle ceneri di una settantina di enti che gestivano ambiti territoriali, resta però da risolvere il problema di un'azienda, per qualcuno addirittura un «carrozzone politico», nata con un ingente debito addosso.
Il commissario dell'Autorità d'ambito, Francesco Lippi, ripone grande ottimismo nell'azione del Consiglio regionale che deve affrontare in questi giorni la ricapitalizzazione di Abbanoa: c'era un emendamento della Giunta che con 50 milioni di euro intendeva costituire un Fondo di garanzia da assegnare alla Sfirs per ripianare il debito di Abbanoa. Ma in realtà solo le banche creditrici ne chiedono almeno 80 e occorreranno circa duecento milioni.
Spiega Lippi: «Il sì al referendum significa solo una cosa che da adesso, con maggiore responsabilità per via del voto popolare, si deve rafforzare la posizione pubblica di Abbanoa che, peraltro, sarebbe rimasta sempre in mano pubblica. Ora gli azionisti dovranno valutare le condizioni più opportune per ricapitalizzare la società e metterla nella condizione di ottimizzare risultati e servizi». E la parola spetta al Consiglio regionale che solo qualche giorno fa aveva «stralciato» il caso Abbanoa per cercare di trovare le risorse indispensabili per rimettere l'azienda in sesto e non pregiudicare lo stato di salute delle imprese d'appalto. L'Ato - ha spiegato Francesco Lippi - ha atteso l'esito del referendum, rispettando la mozione che fu approvata dall'assemblea regionale contro ogni ipotesi di privatizzazione dell'acqua in Sardegna. «C'è la necessità davvero impellente», afferma Lippi, «di riprendere un ragionamento sul servizio idrico integrato. Anche perché una volta che viene meno la remunerazione del capitale al sette per cento qualsiasi privato avrebbe difficoltà anche a prendere una quota di minoranza nella società di gestione.
È un problema da manuale di economia, in realtà un po' datato: le teorie che vedono in campo solo lo Stato o il mercato, di chi concepisci solo una gestione pubblica o una privata. La grande vittoria referendaria dei Sì rafforza la tesi della «terza via» che vede la diretta partecipazione dei cittadini alle scelte pubbliche. Un modo perseguibile anche grazie alle nuove tecnologie e al social networking.
«Sono ottimista sulle decisioni che prenderà il Consiglio regionale», afferma Lippi. La realtà, però, è più sfaccettata come ha denunciato in aula il presidente della Commissione Bilancio, Paolo Maninchedda: «Mancano 300 milioni che avrebbero dovuto sostenere la gestione e gli investimenti del periodo 2005-2010. Il sistema precedente (sino al 2005 con Esaf, Govossai, Sim, Siinos e i Comuni) era sostenuto con circa 75 milioni di euro l'anno per la copertura delle perdite di esercizio». Senza considerare i debiti con il sistema bancario che vantando un credito di 130 milioni è il vero padrone di Abbanoa.
di Alfredo Franchini
Fonte La Nuova Sardegna
Quello che vi ho fatto leggere dimostra che ancora una volta che la politica dimostra di voler scavalcare il parere democratico dei cittadini. I cittadini italiani, non solo sardi, hanno chiesto a gran voce col Referendum del 12 e 13 Giugno, che l'Acqua venga gestita dagli enti locali, dai comuni in particolare, e non dalla solita cozzaglia di faccendieri intrallazzati con la finanza, i partiti e le multinazionali. L'acqua è un bene di tutti e deve essere pubblica e non trattata come una qualsiasi altra merce.

Mi augurio che nei prossimi giorni rinasca quell'informazione dal basso che ha portato alla grande partecipazione popolare che ha sconfitto chi vuol fare grandi profitti sull'acqua in Italia. Acqua pagata a peso d'oro dai cittadini che provvedono a saldare i vari costi di gestione e i debiti, mentre i profitti, gli utili, vanno a tutto vantaggio dei personaggi già citati.

Impegniamoci ancora una volta per finire il lavoro iniziato con i Referendum, e rompiamo loro il giochino (che ricorda quanto fatto con l'Alitalia).

Leggi anche: I trionfatori invisibili (PDF) da domenicofiniguerra.it

2 commenti:

Daniele Verzetti il Rockpoeta® ha detto...

Cercheranno di insinuarsi pericolosamente. Io non demonizzo il privato a prescindere, solo voglio sempre poter scegliere e voglio vedere che l'ingresso di un privato in un settore così vitale sia giusto, logico, fatto nel rispetto delle leggi e non per ragioni debitorie e di acqua alla gola.....

Raimondo - Niente Barriere ha detto...

quando c'è il pubblico le bollette sono più leggere di almeno il 30%
Abbanoa l'ente sardo privato che la politica vuol far diventare pubblica da dopo il referendum è una delle peggiori d'Italia. In molti centri arrivano delle bollette a dir poco scioccanti. Chi si mangia quei soldi? Le banche in primis. Via Abbanoi e che i debiti rimangano alle banche stavolta e non ai cittadini