04 gennaio 2012
Il SSN nega l’assistenza farmaceutica a 3 milioni di malati di incontinenza
AL VIA “DONNE VIP”, CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE
Roma, 26 ottobre 2011 – Sanità Oggi – In Italia oltre 3 milioni di persone, il 60% delle quali donne, colpite dalla sindrome da vescica iperattiva sono escluse dall’assistenza farmaceutica. Nel nostro Paese, infatti, i trattamenti farmacologici per l’incontinenza da Vescica Iperattiva, molto più frequente fra le donne, non sono rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale a differenza di quanto avviene per l’incontinenza causata dall’iperplasia prostatica benigna, che colpisce esclusivamente la popolazione maschile. A fronte, dunque, della medesima sintomatologia, il Servizio Sanitario Nazionale discrimina le donne.
Proprio in questi giorni ha preso il via Donne VIP, una campagna di sensibilizzazione sull’incontinenza da Vescica Iperattiva, promossa dal Gruppo Italiano Salute e Genere (GISeG), che, con incontri regionali, un cortometraggio e un sito web (www.donnevip.it), vuole far emergere una patologia finora sommersa, rompere il muro di vergogna che la circonda e sensibilizzare le istituzioni su una discriminazione di genere per quanto riguarda un equo accesso alle cure.
Una recente ricerca condotta da Elma Research ha indagato, su un campione di 1.560 donne italiane, il vissuto di chi convive con il problema e le paure delle donne che non ne soffrono.
Tre donne su quattro (75%), tra quelle colpite da incontinenza, percepiscono la patologia come un problema senza via d’uscita e pensano che l’unico rimedio sia l’uso del pannolino. Lo stesso rimedio rappresenta la più grande paura anche per le donne sane, che però, nel 77% dei casi, ritiene che, se ne dovesse essere affetta, ricorrerebbe alla terapia farmacologica, al momento però non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale.
“Troppe donne ancora ritengono – afferma Flavia Franconi, professore ordinario di Farmacologia Cellulare dell’Università di Sassari e presidente del GISeG - che l’incontinenza urinaria sia una condizione da vivere in solitudine e per la quale non si può cercare aiuto. Esiste l’urgenza di aiutare la popolazione femminile italiana a superare il senso di vergogna e la falsa convinzione che si tratti esclusivamente di un disturbo dell’invecchiamento, mentre può manifestarsi anche in giovane età”.
“L’impatto di un’eventuale estensione del rimborso dei farmaci per l’incontinenza urinaria - dichiara Lorenzo Mantovani del Centro di Farmacoeconomia dell’Università Federico II di Napoli - è complesso da quantificare, in quanto il loro impiego aumenta certo i costi farmacologici, ma appare anche in grado di ridurre altri tipi di costi. Dal punto di vista sociale quando tutti i fattori di costo (farmaci, presidi, visite etc.) sono presi in considerazione contemporaneamente, le stime più recenti indicano che l’impatto netto annuo sarebbe intorno ai 20 milioni di euro e che il rapporto di costo-efficacia delle terapie farmacologiche disponibili sarebbe comunque favorevole”.
“Il Ssn - afferma Ermanno Buratti, direttore generale di Astellas Pharma - può chiedere all’azienda, a fronte di un rimborso adeguato, di farsi carico della patologia e del paziente anche negli aspetti diversi dalla terapia farmacologica. Può chiedere che l’azienda reinvesta parte dei proventi per l’assistenza, la prevenzione, l’informazione sulle patologie che mostrano ancora bisogni terapeutici insoddisfatti.”
La versione originale di questo articolo è presente sul sito http://sanitaoggi.blog.kataweb.it/
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