12 dicembre 2011

L’Ue taglia il welfare, disabili in allarme



«La vostra crisi non la paghiamo », urlano i ragazzi nelle piazze d’Europa. Al coro si è aggiunta ora anche una categoria che con il nuovo rigore rischia di perderci più di tutte, nel silenzio generale: quella dei disabili. La denuncia arriva da John Evans, attivista e fra i maggiori esperti inglesi di disabilità.
«Le misure di austerità prese per affrontare la crisi del debito in Europa hanno avuto un effetto devastante sulle persone disabili», ha denunciato ieri Evans, in una lettera aperta pubblicata dal portale EurActiv. «Posso assicurarvelo – ha chiosato l’esperto – i disabili sono terrorizzati da ciò che sta accadendo e da ciò che potrebbe accadere». Evans produce alcuni dati, non incoraggianti. In alcuni Stati Ue, il 70% degli 80 milioni di disabili sopravvive grazie a benefit e sussidi. Se fossero ridotti o eliminati, in migliaia precipiterebbero nella miseria. «Nel Regno Unito, la povertà tra i disabili è aumentata del 50%, in Belgio sono in 500mila ad essere ancora in attesa dei sussidi, in Olanda 174mila ne verranno esclusi», denuncia Evans.
E in Italia? «È rimasto ancora in sospeso il discorso dei 20 miliardi che già la finanziaria di Berlusconi tagliava nel settore sociale in modo lineare», un taglio che andrà a colpire anche i disabili ad esempio con l’indennità di accompagnamento, spiega Mario Brancati, presidente della Consulta regionale delle associazioni disabili del Fvg.
Rischio povertà? «A livello nazionale la situazione è pesante. Già Tremonti aveva azzerato i fondi per la non autosufficienza e ridotto del 30% i trasferimenti al fondo sociale dei comuni. Da noi, per merito della regione, le risorse negate dallo Stato sono state trovate, ma la situazione economica del Paese è pesante, l’area della povertà si è ampliata e il mondo della disabilità è quello più coinvolto. Immagino in che situazione siano altri parti d’Italia», conclude Brancati.
Gli fa eco Simona Bellini, presidente del Coordinamento famiglie disabili gravi e gravissimi, associazione che da 17 anni si batte, purtroppo senza successo, per il prepensionamento di chi si prende cura di familiari con gravissimi handicap. «Siamo preoccupati, tutta la fascia dei disabili potrebbe essere trascinata nella povertà, perché noi siamo già una categoria a rischio. C’è poi da considerare l’investimento a lungo termine: togliendo risorse a queste fasce, gliele dovrai comunque ridare in altro modo».

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