14 maggio 2013

9 mesi di carcere per una pagina Facebook: abbiate paura




di Dario d'Elia

Il Tribunale di Roma ha condannato un 34enne romano per la pagina Facebook "Cartellopoli". L'obiettivo era contrastare la diffusione dei cartelloni pubblicitari, ma i commenti dei suoi amici si sono spinti verso l'istigazione a delinquere e l'apologia di reato. Il Giudice ha riconosciuto il giovane come unico responsabile.
L'ideatore della pagina Facebook "Cartellopoli" è stato condannato a 9 mesi di carcere per i post pubblicati dai suoi amici e affiliati. Ancora una volta non si è trattata di responsabilità diretta ma dell'azione di altre persone, come è già avvenuto negli scorsi giorni per i casi di Writersdream.org e ADUC. Come racconta Alessandro Longo su La Repubblica, il Tribunale di Roma ha riconosciuto il 34enne Massimiliano T. responsabile di "istigazione a delinquere e apologia di reato".

"Qualunque utente Facebook è ora a rischio di condanna, insomma: basta che tra i commenti ne appaia qualcuno che inviti a compiere reati di qualsiasi tipo... o anche solo un'invettiva contro i politici ladri", ha commentato a caldo Fulvio Sarzana, l'avvocato difensore. "È una sentenza frutto del clima politico italiano, sempre più autoritario nei confronti del web".

Cartellopoli si definisce come un "comitato online contro lo stupro, la svendita e la consegna della città di Roma alla lobby cartellonara". Ovviamente ha attirato commenti di ogni tipo e in alcuni casi ha anche acceso i riflettori su eventuali iniziative per fronteggiare il fenomeno dell'abusivismo.

Il giudice ha usato il pugno duro, e ritenuto unico responsabile di tutti commenti il gestore della pagina Facebook "essendo stato comunque il primo a curarne l'inserimento e la conseguente divulgazione al pubblico". Secondario il fatto che non abbia controllato i testi. "[...] la qualità dei contenuti di analogo tenore pubblicati sul blog nel corso del tempo è tale da rendere inverosimile che l'imputato potesse averne ignorato o male interpretato il contenuto", si legge nella sentenza.

Il problema di fondo è che l'azienda che ha denunciato il giovane ha dimostrato il compimento di azioni vandaliche a danno di un centinaio di impianti in varie zone di Roma. Si parla di "imbrattamento dei cartelloni con vernice spray e, successivamente, nel danneggiamento delle cornici e nello smontaggio ed asporto delle plance pubblicitarie".

Per l'avvocato Sarzana ormai è l'intera Rete a rischio. "Tutti i gestori di siti pieni di commenti offensivi, per esempio anche Beppe Grillo, rischiano la stessa condanna. Sul suo blog non si contano più quelli che minacciano politici e giornalisti". 
Visto su Tom's Hardware

Come raggiungere Cartellopoli

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