02 maggio 2013

Thalidomide, battaglia legale degli esclusi dall’indennizzo


Elisabetta Cannone - La loro speranza adesso è legata a una visita. Quella di uno specialista, un medico legale qualificato che dica se possono iniziare la loro battaglia. Loro sono i “figli” più sfortunati del thalidomide, il farmaco tedesco della Grunenthal che li ha fatti nascere con gravi malformazioni agli arti, dopo che le loro madri lo hanno assunto in gravidanza. Sfortuna perché oltre alla patologia che li accompagnerà per tutta la vita, per lo Stato la loro data di nascita li penalizza: prima del 1959 o dopo il 1965. Solo per chi è nato dentro quell’arco temporale infatti lo Stato ha previsto un indennizzo, stabilito con la legge 244 del 2007 (cosiddetta finanziaria per l’anno 2008) all’articolo 2, comma 363. Ma loro non si arrendono e così hanno dato vita alla prima riunione nazionale delle vittime di thalidomide escluse dall’indennizzo. Grazie al supporto di un pool di avvocati, i legali Ermanno Zancla e Federica Licata di Palermo, e Stefano Bertone e Chiara Ghibaudo dello Studio Ambrosio e Commodo di Torino intendono agire nelle aule giudiziarie per tutelare il proprio diritto alla salute che è stato violato. Il primo passo che si è stabilito di intraprendere è quello appunto di una visita preliminare collettiva. A effettuarla sarà un medico legale specializzato che stabilisca, con elevato grado di probabilità, il nesso causale tra la loro patologia e l’assunzione del farmaco incriminato. “Questa decisione ci consentirà di capire a priori quali sono i casi per i quali lottare – hanno detto i legali -. Senza questo parere preliminare è inutile fare qualsiasi tipo di congettura, sarebbe inutile infatti portare avanti casi per i quali la sconfitta è praticamente certa. Anche questo – hanno ribadito i legali – fa parte della nostra serietà professionale”. Il secondo step sarà quindi l’esito: se sarà positivo si procederà quindi a un’azione legale per l’ottenimento dell’indennizzo. Una richiesta per la quale, a oggi applicando la legge del 2007, si avrà di certo un parere negativo visto l’anno di nascita delle vittime che li pone già fuori. Ma sarà questo stesso rigetto a costituire un altro passo per cercare di scardinare questo criterio di valutazione della legge. “Quello che noi vogliamo ottenere – ha spiegato l’avvocato Ermanno Zancla – non è tanto uno spostamento dei paletti temporali, conquistare uno o più anni rispetto a quelli di oggi, ma eliminarli. Quel limite rappresenta, secondo noi, una grave discriminazione nel riconoscimento dei diritti di queste persone”. Dello stesso avviso anche Stefano Bertone, dello studio legale torinese Ambrosio & Commodo. “In queste cause ogni elemento, ogni ricordo, ogni documento che il danneggiato può portare sarà una prova importante e ci potrà aiutare in questa difficile battaglia. Non solo per l’indennizzo – ha concluso Bertone -, ma anche per il riconoscimento e ottenimento di un risarcimento del danno subito a causa dell’omissione di controllo da parte del ministero della Salute”.
Intanto un primo risultato è già stato conseguito e può costituire un precedente. A gennaio 2012, infatti, il Tribunale del Lavoro di Verona, accogliendo una questione di legittimità sollevata dagli avvocati, ha disposto una consulenza medico-legale per accertare il nesso tra malformazione ed assunzione del farmaco in una danneggiata veronese.

Fonte malitalia.it

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