“È disabile? Via l’incarico”.
Rimosso dal suo incarico di coordinatore per la sicurezza nei cantieri perché «disabile in sedia a rotelle». È quanto denuncia Marco Maggioli, 57enne di Fano (Pesaro-Urbino), da dieci anni affetto da Sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Per questo, nei giorni scorsi, ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Pesaro. Maggioli, che è anche referente Aisla Marche, ha inoltrato le venti pagine del suo ricorso anche alla Commissione Onu per i diritti dei disabili, alla Conferenza internazionale del Lavoro, al Consiglio nazionale sulla disabilità, al Consiglio d’Europa, ai ministeri di Lavoro e di Giustizia, alla Federazione Italiana per il superamento dell’handicap e a numerosi enti locali della regione Marche.
I fatti risalgono all’inizio dell’estate e sono supportati da testimonianze dirette. Il 1° giugno scorso una grande società del fotovoltaico aveva affidato a Maggioli il compito di coordinare il lavoro di sicurezza in un cantiere della sua città. Il suo nominativo era stato scelto proprio per la sua notorietà di docente e professionista del settore da oltre 20 anni.
Maggioli da subito aveva predisposto tutte le procedure lavorative. Il 22 giugno tuttavia si era dovuto recare presso all’ospedale Niguarda di Milano per un controllo programmato. Per il breve periodo di assenza aveva incaricato un suo stretto collaboratore di provvedere alle verifiche nel cantiere, secondo quanto previsto dalle norme. Il ricovero tuttavia si era prolungato per una sopraggiunta embolia polmonare. Proprio mentre Maggioli si trova in ospedale, due ispettori dell’Asur Marche «impongono al committente dei lavori di revocargli l’incarico ovvero di non rinnovarlo attraverso un nuovo committente», perché «non poteva esercitarlo in quanto disabile e su una sedia a rotelle». Tutto ciò nonostante la volontà del legale rappresentante della società committente, di continuare con lo stesso Maggioli.
«Mentre tutte le istituzioni pubbliche e private – dice oggi Maggioli – si adoperano a livello mondiale per l’inserimento dei disabili nella società e per permettere a loro di vivere nelle stesse condizioni degli altri, i due ispettori pensano bene di tenere una condotta discriminatoria e ingiusta, obbligando addirittura un datore di lavoro a revocare un incarico, peraltro retribuito, ad un professionista libero, secondo le leggi vigenti, di esercitare il ruolo di consulente anche su una sedia a rotelle». Maggioli infatti, pur essendo inabile al cento per cento e con necessità di accompagnamento, è in possesso dei requisiti tecnico-professionali stabiliti dalla legge per svolgere il suo lavoro. Inoltre, proprio per curare al meglio il compito affidatogli, aveva di recente acquistato un mezzo dotato di sistema per il carico/scarico della carrozzina, in modo da muoversi con più rapidità nel cantiere edile.
Oggi Maggioli, molto provato per la vicenda, chiede giustizia appellandosi anche al Comitato per i diritti dei disabili presso le Nazioni Unite: «per impedire – dice – che pubblici ufficiali possano ancora ritenere che un disabile non sia capace di esercitare il proprio lavoro».
La versione integrale di questo articolo è disponibile sul sito: www.avvenire.it
2 commenti:
allucinante!
Queste storie mi toccano doppiamente caro Raimondo! Primo per la gravità di certi comportamenti che è inaccettabile! Secondo perché il mio poverò papà che è mancato 2 anni fa aveva anche lui la SLA. Grazie di quello che posti, un abbraccio
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