Monica Martinelli, paraplegica, aveva il contributo d’accompagnamento Le è stato tolto e ora le trattengono 8mila euro avuti dopo l’esame di controllo.
di Francesco Seghedoni - PAVULLO. Oltre al danno, anche la beffa: Monica Martinelli, la disabile di Pavullo alla quale l'Inps ha revocato il sussidio di accompagnamento - caso di cui si è occupata la Gazzetta - deve anche restituire la somma di 8.224,86 euro percepiti dal 1 ottobre 2010 al 29 febbraio 2012. In pratica l'Inps ha fatto i conti, retroattivamente, a partire dal momento in cui Monica ha sostenuto la visita di controllo il 28 settembre del 2010. Solo nel febbraio 2012 (mentre nei mesi precedenti ha continuato a percepire l'assegno di accompagnamento) l'ente previdenziale le ha comunicato l'annullamento senza nessuna spiegazione.
Ma la vicenda, proprio in questi giorni, viene aggiornata da un nuovo capitolo: siccome la madre di 74 anni, Maria Rosa Bosi, non ha nessuna intenzione di restituire i soldi, l'Inps ha trovato il modo ugualmente di riportare a casa gli 8224,86 euro. Come? In modo semplice e immediato, adottando un conguaglio alla fonte. «Abbiamo saputo che Monica aveva diritto, oltre all'accompagnamento, anche ad una pensione di invalidità civile a partire dal 1985 - racconta la madre - e quindi abbiamo inoltrato la pratica anche per ricevere retroattivamente le somme. Parliamo di 267,57 euro lordi al mese, ma l'Inps ne ha trattenuti 6.031,09 a partire dal 1 ottobre 2010 come conguaglio degli 8.224,86 euro che rivogliono indietro. E non è tutto - aggiunge Maria Rosa Bosi: per recuperare i restanti 2.193,77 viene applicato ogni mese uno storno di 91 euro sui 267,57». Per meglio comprendere tutte le tappe della vicenda, però, occorre fare un passo indietro. Monica Martinelli, che ha 44 anni, è afflitta dalla nascita da una malattia equiparabile alla paraplegia che non le consente di camminare. Lavora come centralinista presso la Comunità Montana del Frignano e riesce a muoversi solo grazie all'utilizzo di stampelle a tre piedi. Ma solo per piccoli spostamenti perché per tutto il resto - recarsi e rientrare dal lavoro, andare in piscina o in palestra per le terapie o in centri specializzati per la fisioterapia - necessita dell'aiuto della mamma. Questo è il motivo per cui l'Inps le riconosce da 38 anni (fino al febbraio scorso) il sussidio di accompagnamento. Poi, una mattina del settembre 2010, viene convocata a Modena dalla Commissione medica dell'Inps, dove si reca per sostenere una visita di controllo. Trascorrono i mesi, ben 15, durante i quali Monica continua come sempre a percepire il sussidio. A febbraio 2012, con lettera raccomandata, l'ente previdenziale si rifà vivo e senza nessuna spiegazione le comunica non solo che non riceverà più l'assegno, ma che dovrà anche restituire gli 8.224,86 euro percepiti dalla data della visita. «L'atto dell'Inps - spiega Maria Rosa Bosi - è inconcepibile poiché la malattia di Monica non solo non è migliorata, ma come certificato da medici specialisti è destinata ad aggravarsi». La madre, ovviamente, ha inoltrato ricorso contro l'atto adottato dall'Inps e la sentenza del giudice, che si è avvale di un consulente tecnico d'ufficio dovrebbe essere molto vicina.
da gazzettadimodena.gelocal.com del 27 settembre 2012
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