03 ottobre 2012

Un mondo senza pena di morte

di Giovanna Favilla  (Gruppo 11 Amnesty Milano) - Il 10 Ottobre è la Giornata Mondiale contro la pena di morte. Quest’anno ricorre il decimo anniversario della Giornata mondiale contro la pena di morte e sarà l’occasione per fare il punto su dove il movimento abolizionista è arrivato. Inoltre a ottobre verrà presentata alla prossima Assemblea Generale delle Nazioni Unite la quarta risoluzione per una moratoria sulle esecuzioni.
Amnesty International si oppone incondizionatamente alla pena di morte, ritenendola una punizione crudele, disumana e degradante ormai superata, abolita nella legge o nella pratica (de facto), da più della metà dei paesi nel mondo. La pena di morte viola il diritto alla vita, è irrevocabile e può essere inflitta a innocenti. Non ha effetto deterrente e il suo uso sproporzionato contro poveri ed emarginati è sinonimo di discriminazione e repressione.
Nel 1977, quando Amnesty International partecipò alla Conferenza Internazionale sulla Pena di Morte a Stoccolma, i paesi abolizionisti erano appena 16. Oggi, più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena capitale per legge o nella pratica. Un numero di abolizionisti, 141, che ha ampiamente superato quello dei mantenitori, che sono 57.
La tendenza mondiale verso l’abolizione della pena di morte ha conosciuto negli anni ’90 una decisa accelerazione, sostenuta dai principali organi internazionali come la Commissione sui diritti umani dell’Onu. Nel 2007, nel 2008 e nel 2010, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato una risoluzione che chiede una moratoria sulle esecuzioni e impegna il Segretario Generale dell’Onu a riferirne l’effettiva implementazione e a riportare tale verifica nelle successive sessioni dell’Assemblea. Tali risoluzioni, sebbene non vincolanti, portano con sé un considerevole peso politico e morale e costituiscono uno strumento efficace nel persuadere i paesi ad abbandonare l’uso della pena di morte.
Dal 1990, 56 paesi hanno abolito la pena di morte per tutti i reati. Alla fine di novembre 2011, il parlamento lettone ha abolito la pena di morte per i crimini eccezionali, diventando così, alla data del 1° gennaio 2012, il 97° paese al mondo a essere abolizionista per tutti i reati. L’11 ottobre 2011 l’Honduras è diventato il 12° stato parte del Protocollo alla Convenzione Americana sui Diritti Umani per l’abolizione della pena di morte. Il 27 gennaio 2012, anche la Repubblica Dominicana ha ratificato il Protocollo.


In occasione del 10 ottobre, Giornata Internazionale contro la pena di morte, le attiviste e gli attivisti di Amnesty International si mobiliteranno per chiedere a quattro paesi (Cuba, Ghana, Myanmar e Tunisia) abolizionisti di fatto da quasi un decennio o più, di votare in favore della prossima risoluzione per una moratoria sull’uso della pena di morte, che sarà presentata alla 67a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel mese di ottobre 2012. .
I gruppi milanesi di Amnesty hanno organizzato per questa giornata eventi e tavolini: i gruppi 94 e 100 terranno un punto informativo, raccolta firme e teatro immagine dalle ore 14.00 alle 19.00 in piazza Cordusio e il gruppo 11 ha organizzato un concerto dell’ Orchestra Carisch. Saranno raccolte firme per Chiou Ho-shun (Taiwan) e  Reggie Clemons (Usa), due condannati a morte nei rispettivi paesi e verrà distribuito materiale informativo.
Chiou Ho-shun è nel braccio della morte da oltre due decenni, dopo essere stato condannato a morte nel 1989. Sicuramente durante le indagini ha subito torture da parte degli agenti di polizia.
Nel 1991, Reginald (Reggie) Clemons, ragazzo afroamericano di 19 anni, fu condannato a morte nello stato del Missouri, Usa. Clemons era stato accusato di complicità nell’omicidio di due ragazze “bianche”, Julie e Robin Kerry, decedute dopo essere state spinte da un ponte sul fiume Mississippi. L’appartenenza etnica, in particolare quella della vittima, è un fattore determinante nello stabilire chi viene condannato a morte negli Usa. In questo caso, le vittime e i due testimoni chiave erano “bianchi”, i tre imputati condannati a morte erano afroamericani.
Reggie Clemons si è sempre dichiarato innocente. Il suo caso illustra chiaramente i difetti del sistema penale statunitense.
Non esistono prove che colleghino Clemons al reato. La stessa accusa ammise che non era stato lui a uccidere e che non aveva pianificato il reato. Thomas Cummins, cugino delle due ragazze e uno dei due testimoni dell’accusa, confessò inizialmente l’omicidio, ma quando furono identificati gli altri sospettati le accuse nei suoi confronti furono ritirate.
Il concerto organizzato dal gruppo 11 si terrà a Milano alle 21,00 alla Basilica di Santo Stefano Maggiore in piazza Santo Stefano. L’Orchestra e Il Coro Carisch interpreteranno musiche di Bach, Mozart e Menelssohn. Ingresso libero con offerta a favore delle campagne di Amnesty International.


Attivati contro la pena di morte: www.amnesty.it/rete_pena_di_morte

Fonte http://www.sdfamnesty.org/?p=3086


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