Un ragazzino sassarese, chitarrista, affetto da una malattia genetica, vola a Seattle grazie a «Make a wish» e realizza il suo sogno.
di Nadia Cossu - Sulle note di "sweet child o’ mine" compare sul palco un gigante del rock: Duff McKagan, ex bassista dei Guns N’ Roses. Simone, 13 anni appena, fa l’assolo con una Dean Guitar, McKagan entra subito dopo con il basso ed è musica, è poesia, è magia. Il sogno si è appena avverato. Un miscuglio di emozioni che il tredicenne sassarese ha scolpite ancora nella mente e soprattutto nel cuore.
La storia. Quando a ottobre del 2011 in quella stanza d’ospedale di Roma arrivarono i volontari della Onlus Make a wish (Esprimi un desiderio) Simone Capelli, affetto da osteogenesi imperfetta (una malattia genetica che colpisce le ossa), rivelò senza tentennamenti quale fosse il sogno della sua vita: «Voglio andare a Seattle e ripercorrere il tour che hanno fatto i Metallica nel 1989». Sicuro, deciso. E poi aggiunse: «Desidero suonare e voglio che con me ci sia anche il mio amico Emanuele». Lasciò tutti senza parole, con gli occhi sbarrati per quella richiesta così inaspettata. Soprattutto per papà Eligio: «Credevo volesse incontrare un campione del Milan, considerato che è tifoso, e invece...». E invece quando la passione per la musica è reale tutto il resto passa in secondo piano. Suo padre due anni e mezzo fa aveva contattato la fondazione Make a Wish, un’organizzazione internazionale riconosciuta giuridicamente che si occupa di esaudire i desideri dei bambini malati. «Dopo sette mesi – racconta Eligio – ci hanno chiamato per dirci che erano interessati alla nostra storia e infatti lo scorso anno i volontari sono venuti a Roma, in ospedale. Simone aveva appena subìto un intervento chirurgico». «Qual è il tuo sogno?» gli chiesero a un certo punto, e fu allora che Simone spiazzò tutti: «Suonare rock a Seattle».
La partenza e l’arrivo a Seattle. Il 24 agosto la famiglia Capelli vola verso l’America. Ci sono Simone, il babbo Eligio, la mamma Nora, la sorella Martina e l’amico musicista Emanuele. Partenza da Olbia, primo scalo a Roma, secondo scalo a Washington e poi finalmente l’arrivo a Seattle. Quindici ore d’aereo in tutto. «Ad accoglierci all’aeroporto c’erano i volontari dell’organizzazione – raccontano Eligio e Nora – sempre molto cortesi ci hanno accompagnato in hotel e ci hanno consegnato il programma». L’appuntamento con il big dei Guns ’N Roses era stato fissato per il 28 agosto alle 18. Alla scaletta dei brani avevano pensato Simone ed Emanuele: pezzi dei Metallica, degli Iron Maiden, dei Nirvana, degli AC/DC. «Una volta a Seattle, Simone è stato accompagnato in un negozio di strumenti musicali e lo hanno lasciato libero di scegliere una chitarra», quella con la quale si sarebbe esibito pochi giorni dopo. «Ne ha scelto una tra quattromila modelli, una Dave Mustaine Megadeth Rust in Peace Dean guitar – racconta il padre – era emozionatissimo in quel momento». I giorni successivi sono stati impegnativi per via delle prove insieme a una band del posto, i Rewind, molto conosciuta a Seattle. Tutto doveva essere perfetto per il grande giorno.
Il sogno si realizza. Una Limousine nera il 28 agosto alle 17.30 lascia i protagonisti davanti all’ingresso dell’Hard Rock Café, quando scendono dalla macchina non riescono a credere ai loro occhi: «C’era un tappeto rosso – raccontano i genitori di Simone – e tantissime persone che indossavano una maglietta con la scritta “Simone”, urlavano come dei veri fan». Poi tutti sul palco, prima l’arpeggio di Nothing else matters, poi l’assolo del tredicenne nell’altro famosissimo brano dei Guns N’ Roses e quindi l’ingresso di Duff. L’ex bassista del gruppo hard & heavy statunitense – nato a Los Angeles nel 1985 e che ha venduto 100 milioni di dischi in tutto il mondo – ha suonato con loro e ha regalato dei plettri autografati e altri gadget.
L’emozione di Simone. «Pensavo che avremmo trovato ad aspettarci un gruppo di giovani musicisti – racconta Simone, ancora mezzo frastornato – Non mi sarei mai aspettato niente del genere». Sogna di fare il musicista e con i suoi amici ha formato una band: gli Hammersmith. «Io chitarra solista, Emanuele chitarra elettrica e voce, Edoardo basso e Riccardo batteria. A breve incideremo una canzone». E sarà un altro sogno che si realizza. Insieme a quello più importante: vincere la malattia. Simone sta facendo delle cure e sta meglio. Magari diventerà famoso e sarà proprio lui, un giorno, a esibirsi su un palco per esaudire il grande sogno di un bambino malato.
Fonte La Nuova Sardegna
Foto Musica Metal
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