“Il popolo non capisce ciò che sta accadendo. A seguire ciò che scrivono i giornali, radio e tv, a leggere ciò che riportano i tanti siti internet, è impossibile comprendere veramente a fondo la situazione. Ma una cosa è certa: il popolo non ne può più e la miseria cresce giorno dopo giorno”.
Non basta la notizia dell’approvazione, nella notte tra il 20 e il 21 febbraio, del secondo piano di aiuti Ue, di 130 miliardi di euro, che si aggiungono ai quasi 110 già stanziati in precedenza, per ridare un po’ di sorriso al presidente dei vescovi di Grecia, mons. Francesco Papamanolis, che all’agenzia Sir parla degli sviluppi della crisi nel suo Paese. “Ogni giorno – rivela – incontro persone, padri di famiglia, lavoratori che vengono a chiedere aiuto ed è una pena non poterlo fare. Questa è la realtà. Anche come Chiesa cattolica siamo in difficoltà”.
Difficoltà anche per pagare le tasse, che “raggiungono il 48,2% dei nostri introiti che provengono solo dagli affitti degli immobili delle diocesi. Il piano di aiuti – denuncia il vescovo – ci ha fatto perdere la nostra indipendenza. Ora, infatti, dovremo accettare una sorveglianza ‘rafforzata’, che prevede la presenza permanente della troika (Ue, Bce e Fmi) e l’inserimento nella Costituzione di una norma sulla priorità dei pagamenti delle scadenze del debito”.
Mons. Papamanolis punta l’indice anche contro il mondo politico reo di non tagliare i costi della politica: “Come si fa – domanda il presidente dei vescovi greci – a chiedere sacrifici al popolo? Le pensioni sono state tagliate, le bollette aumentano. E non saranno le elezioni a cambiare le sorti della politica. Ci aspettano anni difficili, duri, non so come ne usciremo. La miseria è impressionante. L’unica cosa che non ci hanno ancora tassato sono le preghiere. Ma la fede non si può tassare”. (R.P.)
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1 commento:
da noi si aspetta che gli mettan da pagare l'ICI ...
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